pubblicato il 20/07/2021
recuperoeconservazione_magazine e dintorni
di Marco Ermentini e Marcella Gabbiani
La prima circumnavigazione della terra dal 1519 al 1522 costituì un’impresa incredibile che provocò conseguenze epocali. Il capitano Ferdinando Magellano morì durante uno scontro con gli indigeni e il suo posto fu preso dal primo ufficiale reporter dell’era moderna: il vicentino Antonio Pigafetta. Cinquecento anni fa la sua preziosa testimonianza del primo giro del mondo spalancava improvvisamente la conoscenza verso nuove terre sconosciute.
Oggi, sembra strano, ma ci troviamo paradossalmente in una situazione analoga: la geografia della terra non ha più misteri quindi non cerchiamo un nuovo mondo ma questo mondo colto in un modo radicalmente nuovo. La terribile pandemia, che è un effetto del cambiamento climatico, ci ha fatto scivolare da una crisi ecologica a una profonda mutazione del nostro rapporto con il mondo. Così, l’antico rapporto con la natura deve essere completamente ridefinito. Fino a poco tempo fa la natura era esterna a noi, ora non più. Ormai tutto ci riguarda. Il nostro interessamento anche come architetti non è più esclusivamente verso la città costruita, minerale, ma a un vuoto, a un dispositivo ecologico. Questo ci fa capire come il rinnovato ruolo della natura sia il più importante per il nostro futuro. In un periodo di pericolose crisi ambientali con la concreta minaccia dei cambiamenti climatici globali le priorità sono cambiate. Siamo consapevoli che ciò che più conta sono e saranno le condizioni ambientali e climatiche che le nostre città sapranno offrire e assicurare ai propri cittadini. Le città industriali ed energivore del recente passato non sono più sostenibili. Oggi la nostra comunità si può riconoscere in una nuova concezione di parco che, oltre ad essere un ambiente adatto al suo utilizzo diviene uno strumento concreto di riequilibrio tra uomo e ambiente. [...]
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