ISSN 2283-7558

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L'EDITORIALE

FORSE CI SALVERÀ LA BUROCRAZIA

Non credo manchi molto per far si che l’A.I. riesca a collegare rilievi, riconoscimento di materiali, di strutture e stati di degrado con progetto di conservazione, di consolidamento e riuso; così, noi ingegneri e architetti liberi professionisti o dipendenti di amministrazioni andremo tutti a casa. Ma forse, in Italia, questa evoluzione tecnologica potrebbe fermarsi.

PERHAPS BUREAUCRACY WILL SAVE US

It won’t be long before the A.I. will be able to recognise the materials, structures, degradations states, consolidation and reuse projects. So then, engineers and freelance architects will all go home. But perhaps in
Italy this technological evolution could stop…




In uno studio professionale che si occupa prevalentemente di restauro architettonico, in caso di nuove assunzioni è necessario sondare la preparazione di un nuovo candidato chiedendogli di rispondere ad alcune domande specifiche. Così è accaduto nel mio studio e il colloquio è avvenuto da remoto per impossibilità reciproche nel vedersi di persona.

In prima istanza ho voluto sondare le basi culturali relativamente alla storia dell’architettura e delle tecniche costruttive, l’eventuale formazione specialistica post-laurea e poi la conoscenza del restauro sia nell’evoluzione storica sia nelle tendenze attuali del dibattito. Successivamente ho voluto capire se il candidato aveva una preparazione operativa legata agli aspetti tecnici del progetto e, in particolare, alle fasi della conoscenza, che vanno dai rilievi metrici a quelli materici e al degrado o dissesto, alla sintesi, che si concretizza nei progetti definitivi ed esecutivi, fino alle tecniche d’intervento e, per ultimo, riguardo alla prassi amministrativa.

Ho posto alcune domande e lascio al lettore indovinare chi è questo giovane aspirante collaboratore, che si è dimostrato preparato in tutti gli aspetti, veloce, intelligente e soprattutto di vasta esperienza.

La prima domanda non relativa all’architettura ma di carattere generale è stata: ritiene ci siano delle differenze tra i concetti di restauro e di conservazione?

La risposta è stata lunga e articolata e riferendosi agli oggetti d’arte più che all’architettura si conclude così: R.Entrambi i processi sono importanti per preservare il patrimonio culturale e storico delle comunità, e la scelta di utilizzare una tecnica di restauro o di conservazione dipende dalle condizioni dell’opera d’arte. In generale, il restauro si applica quando le parti dell’opera d’arte sono danneggiate o mancanti, mentre la conservazione è necessaria per mantenere l’aspetto e la struttura originale. In generale, gli operatori specialisti nel campo del restauro e della conservazione cercano di trovare un equilibrio tra la riparazione dei danni e la preservazione dell’aspetto originale e dell’integrità storica dell’opera d’arte o del monumento”.

 

La seconda domanda, se si vuole semplice ma non scontata, è stata: cos’è secondo lei il restauro architettonico?

R. “E’ una disciplina che si occupa della conservazione, del recupero e della valorizzazione di edifici di interesse storico, artistico e culturale.

L’obiettivo del restauro è quello di preservare le caratteristiche culturali dell’edificio, ripristinandone lo stato di conservazione e la funzionalità, ma allo stesso tempo rispettando la sua storia e il suo significato culturale (….) Oggi, il restauro rappresenta una disciplina multidisciplinare che coinvolge diverse figure professionali, tra cui architetti, ingegneri, storici dell’arte, conservatori, archeologi e tecnici specializzati, che lavorano insieme per garantire la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale, (…) il fine è quello di garantirne la sopravvivenza e la fruizione per le generazioni future”.

 

Allora sono entrato più nello specifico e ho chiesto: come si redige un progetto di restauro di qualità elevata?

R. “Per realizzare un progetto di restauro è necessario seguire alcune fasi fondamentali:

La definizione degli obiettivi ovvero il risultato finale che si vuole ottenere ad esempio inserire nuove funzioni, adeguare alla normativa, conservare il suo valore storico-architettonico, ecc.

L’analisi della struttura dell’edificio, si devono valutare i materiali utilizzati, la tecnica costruttiva, lo stato di conservazione e le possibili cause di deterioramento; ognuna di queste fasi va rappresentata su appositi elaborati.

La progettazione, che prevede la definizione delle soluzioni operative dove si individuano le modalità, le tecniche di intervento e i materiali da utilizzare. Si definiscono anche i tempi e i costi del progetto.

L’ottenimento di autorizzazioni e permessi necessari dalle autorità competenti. Questi potrebbero comprendere permessi edilizi, autorizzazioni dagli enti di tutela del patrimonio storico-artistico, permessi per l’occupazione di suolo pubblico, etc.

L’esecuzione dei lavori, che inizia una volta ottenute le autorizzazioni; in questa fase è importante seguire scrupolosamente il progetto e utilizzare materiali di qualità per garantire la durabilità degli interventi.

La verifica dei risultati: una volta completati i lavori, si procede con la verifica dei risultati ottenuti. Si valuta se gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti e si eseguono eventuali ritocchi o correzioni.

Infine, è importante prevedere un programma di manutenzione e conservazione per garantire la durata nel tempo degli interventi di restauro e preservare il valore storico-artistico dell’edificio.”

 

A seguire ho voluto entrare più nello specifico dell’attività professionale che si svolge in uno studio e ho quindi chiesto: come si redige una S.C.I.A.?

R.Innanzitutto bisogna verificare il regolamento edilizio del comune di riferimento per conoscere le norme e le procedure da seguire per la presentazione della SCIA. Successivamente si deve:

Preparare la documentazione richiesta, che potrebbe includere: la planimetria dell’immobile, la relazione tecnica sulla conformità dell’intervento alle normative vigenti, la dichiarazione di inizio attività, il progetto esecutivo e la dichiarazione di rispetto delle norme antisismiche.

Compilare il modulo della SCIA edilizia, che potrà essere scaricato dal sito web del comune o ritirato presso l’ufficio competente.

Consegnare il modulo e la documentazione richiesta all’ufficio tecnico comunale, pagando eventuali tasse o contributi previsti.

Attendere la verifica della documentazione da parte dell’ufficio tecnico, che valuterà la conformità dell’intervento alle norme vigenti.

Ottenere l’autorizzazione alla realizzazione dell’intervento e iniziare i lavori.”

 

Per ultimo ho voluto capire la preparazione tecnica e ho chiesto qualcosa sulle tecniche di consolidamento delle murature storiche

R. “Il consolidamento delle murature storiche è un processo complesso che richiede la conoscenza delle tecniche costruttive e dei materiali utilizzati per preservare in modo corretto l’integrità strutturale e possono variare in base alle caratteristiche del sito e alla tipologia delle murature.

Alcune tra le più comuni sono:

La cucitura delle fessure e delle crepe al fine di prevenire il propagarsi di eventuali danni con elementi e malte analoghe.

L’uso di corde in fibra o acciaio sui giunti delle murature, al fine di migliorarne la resistenza.

Il consolidamento a secco senza l’utilizzo di malta o altri materiali liquidi, ma attraverso l’impiego di appositi sistemi di ancoraggio delle murature.

Consolidamento con intonaci speciali al fine di migliorare la loro resistenza e prevenire il deterioramento.

È importante sottolineare che le tecniche di consolidamento delle murature storiche devono essere eseguite da professionisti qualificati e competenti, al fine di garantire la sicurezza e l›integrità delle strutture. Inoltre, è necessario considerare attentamente i materiali e le tecniche utilizzate per evitare eventuali danni alle murature durante il processo di consolidamento”.

 

Ho riportato solo alcune delle domande e parte delle risposte, quest’ultime tutte sufficientemente articolate e ben approfondite, tali da denotare maturità e padronanza del restauro nelle sue varie articolazioni teoriche, pratiche fino alle particolarità del cantiere. Inoltre, dimostravano una particolare intelligenza critica, matura e molto informata ma anche quel “buon senso” che viene dopo anni di esperienza professionale. Ad esempio, il candidato non ha mai sostenuto che per consolidare delle murature antiche è meglio demolirle e ricostruirle e allo stesso modo per rifunzionalizzare un monumento è possibile riprogettarne liberamente gli spazi ma ha sempre cercato risposte nell’ambito di una aggiornata cultura del restauro.

Confortato dalla preparazione ho posto l’ultima domanda per capire se sapesse rilevare un’architettura e rappresentarla secondo le classiche proiezioni di pianta, prospetto e sezione.

La risposta è stata: “So creare immagini, ciò che chiede non è impossibile ma è solo questione di algoritmi….”

 

E’ chiaro ormai che stavo chattando con l’A.I. (Artificial intelligence) e affascinato sia dal suo sapere sconfinato ma soprattutto dalla sua intelligenza critica, volevo sondare i suoi limiti …. ma questi limiti non esistono perché è solo questione di tempo e probabilmente anche poco. Non credo manchi molto per far si che l’A.I. riesca a collegare il rilievo laser scanner cioè le nuvole di punti con il disegno automatico, con il riconoscimento di materiali, di strutture e stati di conservazione; a questo punto il progetto di conservazione e di consolidamento saranno automatici. L’ulteriore passo, ma anche qui è questione solo di (poco) tempo, è istruire l’A.I. con le necessità funzionali al riuso, con le norme o i vincoli di varia natura che gravano sull’edificio e così anche il progetto di riuso sarà creato automaticamente e tutti noi ingegneri e architetti liberi professionisti o dipendenti di amministrazioni andremmo tutti a casa. In analoghe situazioni si troveranno avvocati, notai, commercialisti e poco più in là i medici.

 

Non mi dilungo perché sono noti i caratteri e le potenzialità dell’A.I. in tutti i settori medico, economico, ingegneristico, bellico, ecc. Quello che intimorisce ma contemporaneamente affascina è la capacità di trovare le soluzioni non solo su base statistica in relazione alla letteratura sul problema, che già di per sé è straordinario, ma quello di filtrare le risposte in base alla coscienza umana e in questi casi professionale. Più nel dettaglio, ciò che impressiona è la capacità di entrare nella riflessione che fa il professionista nel valutare quali saranno le conseguenze della sua cultura sulle scelte finali. Quando, ad esempio, ho chiesto come si restaura un intonaco ha risposto “se mi riconosco nella cultura della conservazione quella lacuna d’intonaco posso lasciarla brutalmente così e non risarcirla, ma posso anche stuccarla e tenerla sotto squadro lasciandola evidente ma non mimetica.” In entrambe i casi la risposta è culturalmente coerente con i diversi principi teorici e sono valutazioni tipicamente umane che necessitano di coscienza e variano da caso a caso.

Da questo scenario apocalittico, nel quale i progetti saranno tutti perfettamente redatti da un pc in ogni aspetto della conoscenza, cultuale, tecnico, amministrativo, esecutivo ed economico e l’apporto umano non sarà più necessario, né in fase di elaborazione né in quella di approvazione, il nostro Bel Paese potrebbe però essere escluso.

Non credo possa mai esistere una A.I. in grado di superare l’insormontabile, farraginoso, vessatorio, in pratica folle apparato burocratico che grava come un macigno su tutte le pratiche edilizie, dalla semplice casetta al più complesso momento storico. Legittimità edilizie e sanatorie, interminabili incontri con soprintendenze, assessorati, vigili del fuoco, uffici igiene, paesaggistiche, competenze incrociate e interpretazioni personali di norme, leggi sovrapposte, contraddittorie, regolamenti sempre incerti, dinieghi e ricorsi, ecc. sono tristi realtà quotidiane sempre e in tutte le città italiane.

Forse, potrebbe essere proprio questo muro insormontabile a portare allo sconforto e alla conseguente sconfitta dell’intelligenza artificiale che si arrenderebbe affrontando il nostro settore. Nessun algoritmo risolverà mai le pastoie burocratiche attraverso le quali deve passare ogni progetto, sarà così sempre e non potrà che peggiorare.

Si, vista da una angolatura diversa, potrebbe essere proprio la burocrazia che tutti detestiamo, a salvare in un prossimo futuro la nostra professione, che continuerà a essere incasinata come solo noi italiani sappiamo fare ma gestita di persona, da umani ingegneri ed architetti.

Cesare Feiffer