Nella convinzione che l’architettura del Novecento sia un patrimonio ancora da scoprire nei suoi valori espressivi e nelle sue valenze storiche, nelle sue fragilità tecnologiche e nelle problematiche di tutela e di restauro, il rapporto di collaborazione di rec_magazine con do.co.mo.mo. italia intende contribuire a un percorso di scoperta e conoscenza finalizzate al consolidamento di una cultura consapevole del moderno.
do.co.mo.mo italia
La Cartiera Burgo a Mantova
Nel progetto per l’adeguamento del complesso degli edifici della cartiera Burgo, progettata da Pier Luigi Nervi nel 1961, alla nuova macchina continua per la produzione di carta per ondulatori, un ruolo centrale ha avuto la ricerca di un equilibrio tra restauro e recupero funzionale; la sfida era raggiungere la massima conservazione dell’esistente ed il maggior recupero possibile della coerenza visiva nei confronti dell’aspetto originale della Cartiera, mediando tra le esigenze di adattamento e uso di una cartiera moderna, con tutte le necessarie trasformazioni impiantistiche, e le istanze conservative imposte dagli edifici storici. Il progetto di ristrutturazione non rappresenta una nuova interpretazione, ma piuttosto una riparazione rispettosa di questo edificio simbolo dell’architettura del Novecento.
The Burgo paper mill in Mantua
In the project to adapt the complex of the Burgo paper mill buildings, designed by Pier Luigi Nervi in 1961, to the new continuous machine for the production of paper for undulators, a central role has been the search for a balance between restoration and functional recovery; the challenge was to achieve maximum conservation of the existing and the greatest possible recovery of visual coherence with the original appearance of the Paper Mill, mediating between the needs of adaptation and use of a modern paper mill, with all the necessary plant modifications, and the conservative demands imposed by the historic buildings. The renovation project is not a new interpretation, but rather a respectful repair of this building symbol of the architecture of the twentieth century.
IL RESTAURO DEL MODERNO
Un restauro durato quattro anni ha recuperato “La Saracena”, la villa realizzata a picco sul mare di Santa Marinella da Luigi Moretti nel 1957.
Un lavoro che ha ripercorso la storia della sua costruzione utilizzando tutte le fonti possibili: dai disegni esecutivi originali alle fotografie d’epoca, dagli schizzi di Moretti alle fonti testimoniali di chi aveva lavorato al cantiere o abitato la villa. Un lavoro certosino per ricomporre i “pezzi” di un'opera del moderno di estremo valore e restituircela nel suo insieme.
THE RESTORATION OF MODERN ARCHITECTURE
A restoration that lasted four years has recovered “La Saracena”, the villa built overlooking the sea of Santa Marinella by Luigi Moretti in 1957.
A work that traced the history of its making-of by using all possible sources: from the original detailed drawings to vintage photographs, from Moretti's sketches to the testimonies of those who had worked on the site or lived in the villa. A painstaking work to reassemble the "pieces" of a modern masterpiece and give it back to us.
Salviamo lo stadio Artemio Franchi di Firenze
Prima che entrasse in vigore l’art. 55 bis il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (MiBACT), in applicazione del D. Lgs. 22.01.2004 n. 42 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio), aveva il potere di decretare l’interesse culturale di beni di proprietà pubblica ai sensi dell’art. 12 (accertamento di interesse), oppure l’interesse culturale particolarmente importante di beni di proprietà privata ai sensi dell’art. 13. Entrambi, con riferimento alle categorie dei beni culturali indicate nell’art. 10. [...]
PER DEMOLIRE, TRASFORMARE E RICOSTRUIRE, SI COMINCIA DAL CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO
Di recente, sull’onda delle pesanti proposte di modifica dello stadio Franchi, di P.L. Nervi, è stata presentata da alcuni deputati una proposta di legge che modificherebbe l’art. 12 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (Camera dei Deputati, Proposta di legge n.2504). Questa norma è relativa all’accertamento dell’interesse culturale di un bene pubblico il cui autore non sia più tra noi e la cui realizzazione dati più di settant’anni addietro. [...]
Architetture educatrici
L’edificio scolastico accoglie la sfida del moderno in un continuo dialogo tra composizione architettonica e formazione del cittadino. Si propone una riflessione sugli edifici scolastici, luoghi in cui si intrecciano sia l’architettura sia la pedagogia e dunque l’educazione delle nuove generazioni, l’esito di ciò che siamo come cittadini e come comunità.
L’edificio scolastico è quel luogo della modernità misurato in cui impariamo a muoverci in uno spazio allo stesso tempo fisico e mentale. Per gli architetti del Novecento questa tematica è sempre stata rilevante, come risulta evidente dalla letteratura del ventennio fino agli anni ’60. Sono questi gli anni della sperimentazione e della ricerca, in cui possiamo riconoscere realizzazioni come quelle di Minnucci, di Quaroni e di Sacripanti, tutte tese a un progetto che superi il limite della costruzione dell’edificio stesso.
Educational architectures
School building design welcomes the challenge of modernity in a continuous dialogue between architectural composition and education of the citizen. I propose a reflection on school buildings is always topical, because architecture and pedagogy – the education of the new generations, the outcome of what we are as citizens and community – meet there.
The school building is the place of modernity that is both measured and invisible, because it is forever in front of our eyes. In it, we learn to move in a space that is physical and mental at the same time.
For the architects of the 20th century, this theme has always been significant, as the literature from Italy’s fascist period until the 1960’s shows. These were the years of experimentation and research, to which figures such as Minnucci, Quaroni, and Sacripanti contributed with designs that aspired to exceed the limits of the building.
TUTELA INNOVATIVA PER IL NOVECENTO
Il patrimonio architettonico del ‘900 appare sempre più trascurato dalla legislazione italiana di tutela, in totale controtendenza rispetto agli orientamenti della storiografia di settore. Rispetto alla normativa italiana, come a quelle d’altre nazioni, il piano di conservazione va considerato uno strumento innovativo.
Un altro strumento inedito di tutela sta nella possibilità di individuare fattori comuni tra più opere, differenti per circostanze di realizzazione ed esiti espressivi. Esso è riferibile al concetto di ‘serie’, figura matematica costituita da un insieme finito di elementi non ulteriormente riproducibili.
INNOVATIVE PROTECTION FOR TWENTIETH-CENTURY
The architectural heritage dating back to the 20th century seems to have been increasingly neglected by Italian protection-related legislation, bucking the trend of sector-related historiography. With regards to the Italian legislation, just as in other countries, the conservation plan must be considered as an innovative tool.
Another tool of protection is the possibility of identifying common factors among several works, that differ in terms of the circumstances under which they were built. It can be attributed to the ‘series’ concept, a mathematical figure consisting of elements that can no longer be reproduced.
Matera 9X100='900
La Mostra itinerante “9 itinerari per 100 Architetture del ’900 in Basilicata e Puglia”, organizzata dalle sezioni Basilicata e Puglia del Do.co.mo.mo Italia si inaugurerà il 15 novembre a Matera nella galleria urbana del Cinema Teatro Duni, opera dell’architetto materano Ettore Stella, anno 1949, edificio in discreto stato di conservazione, attualmente non utilizzato. Il Convegno internazionale di studi sulle architetture del ’900 in Basilicata e Puglia si svolgerà il 15/16 novembre presso la sala Congressi della Camera di Commercio, opera dell’architetto Ernesto la Padula e dell’ingegnere Vincenzo Corazza, anno 1935.
L’iniziativa è organizzata dalle Sezioni territoriali Do.co.mo.mo Italia, realtà radicate in un territorio antico, reso moderno dall’assimilazione di opere architettoniche del ’900 che ne hanno interpretato in modo originale le caratteristiche originali ed identitarie.
Neue Nationalgalerie di Ludwig Mies van der Rohe a Berlino
Il testo descrive il restauro in corso curato da David Chipperfield Architects della Neue Nationalgalerie, ultima opera di Mies van der Rohe, e l’unica da lui realizzata in Germania nel dopoguerra su incarico diretto della municipalità di Berlino Ovest. L’obiettivo è di raggiungere la massima conservazione del tessuto esistente e la minore compromissione visiva nei confronti dell’aspetto originale della Neue Nationalgalerie, mediando tra le esigenze contemporanee di fruizione di un museo e le istanze del patrimonio imposte dal monumento tutelato. L’intervento si è basato soprattutto sulla ‘riparazione’ di materiali e componenti storici, al fine di conservarne la più alta percentuale possibile. Attraverso un immane, impegnativo e sistematico lavoro gli elementi dell’architettura sono stati mappati, catalogati, riparati, e messi in deposito in attesa di essere rimontati nella loro esatta posizione. Al contempo, il progetto ha previsto l’aggiornamento dei requisiti dell’edificio legati alle esigenze di benessere, sicurezza, fruibilità e accessibilità. Le sporadiche innovazioni, leggibili come elementi contemporanei, sono destinate ad essere distanti da ogni arbitraria reinterpretazione e subordinate al disegno originale.
The refurbishment of Ludwig Mies van der Rohe’s Neue Nationalgalerie in Berlin by David Chipperfield Architects
The paper describes the refurbishment of the Neue Nationalgalerie curated by David Chipperfield Architects. The building is Mies van der Rohe’s last work and the only one he realised in post-war Germany. The municipality of West Berlin had directly commissioned it to Mies. The aim of the work is the maximum conservation of the existing building fabric and the minor visual impairment of the Neue Nationalgalerie’s original appearance. Chipperfield mediates between today’s functional needs of a museum and the demands of historic preservation imposed by the protected monument. The restructuring mainly consists of the "repair" of historic materials and components in order to maintain them in the highest possible percentage. In a vast, demanding and systematic process, the architecture’s elements have been mapped, cataloged, repaired and placed in storage in order to be re-assembled in their exact position. At the same time, the intervention will update the building’s performance in order to meet today’s standards of well-being, safety, usability and accessibility. Building improvements, which may be necessary, will be readable as contemporary elements. Their design will not be driven by any arbitrary reinterpretation of Mies but will simply be subordinated to the original design.
Stadio San Siro a Milano
A fronte del configurarsi sempre più reale dell’ipotesi della demolizione dello Stadio in favore della ricostruzione di un nuovo impianto, Do.co,mo.mo ha inviato alla Soprintendenza competente una lettera d’appello con cui difende l’edificio esistente, risultato di un progressivo sviluppo nel tempo e testimonianza architettonica che è ormai parte integrante della città. Pubblichiamo di seguito la lettera d’appello corredata da una serie di immagini a testimonianza della storia dello Stadio, risultato di progetti di trasformazione e ampliamento al passo con l’evolversi di una funzione e di nuovi usi e destinazioni.
San Siro Stadium in Milan
The first examples of outdoor sports entertainment structures – The San Siro Stadium, in Milan, built in 1926, the National Stadium, by Marcello Piacentini, opened in Rome in 1911 and restructured in 1927 or, partially, the stadium for motor-cycle and cycle raging in Turin (1920) - masked the load bearing structures and the intrados of the steps with traditional façades. The reinforced concrete on sight structures started being used from Giovanni Berta Stadium in Florence (1930-32), by P.L. Nervi, and were proposed again in many other structures, from the Tor di Valle racecourse in Rome (1959), by Julio Lafuente and Gaetano Rebecchini, to Adriatico Stadium (1956), by Luigi Piccinato, to the San Paolo Stadium (1960), by Carlo Cocchia and others.
The peculiarity of San Siro Stadium in Milan lies in witnessing the coexistence of the reinforced concrete characteristic ramps and the extension structures: the circular towers, also lined with rising ramps and the steel roof. This Stadium ‘represents’ a historical process ‘sub specie architecturae’.
Moderno Costruito Esistente Visitato
L’articolo costituisce la presentazione del volume di Pietro Valle ‘Moderno Costruito Esistente Visitato’ (C. Editrice Libria, Melfi 2018). Il libro, già presentato a Gorizia, Udine, Milano e, infine, a Napoli nel corso di un convegno organizzato da do.co,mo.mo con l’Ordine degli Architetti di Napoli, ripercorre le vicende dell’architettura moderna tra l’inizio del Novecento e la revisione critica post anni ’60 attraverso opere del panorama internazionale scelte e filtrate dall’esperienza personale dell’Autore.
“Moderno Costruito Esistente Visitato”
This article is an introduction to Pietro Valle’s book ‘Moderno Costruito Esistente Visitato’ (C. Editrice Libria, Melfi 2018), recently presented in Gorizia, Udine, Milan and also in Naples at a conference organized by do.co,mo.mo and the Roll of Architects of Naples. The book is a travel into the history of modern architecture, between the early 20th century and the critical review after the 1960s, through some international works selected and filtered through the personal experience of the Author.
Il Palazzo del Lavoro di Pier Luigi Nervi
Visto come simbolo di integrazione tra invenzione strutturale e architettonica e veicolato dalle principali riviste nazionali e internazionali, il Palazzo del Lavoro ha affascinato intere generazioni. Nonostante le varie soluzioni per un possibile riutilizzo proposte dallo stesso Nervi nel concorso del 1959, gli anni passano tra usi impropri e assenza di strategie e nel 2007 viene venduto a una società di sviluppo immobiliare per trasformarlo in centro commerciale, mai realizzato. Oggi il suo destino rimane incerto.
The Palazzo del Lavoro by Pier Luigi Nervi
Viewed as a symbol of integration between structural and architectural invention and presented in the most important national and international publications, the Palazzo del Lavoro has fascinated entire generations. Despite various ideas for re-use of the building proposed by Nervi himself in the 1959 competition, including a sports centre, years passed amid an absence of strategy, with the building being used for various unsuitable purposes, until in 2007 it was sold to a property developer to be turned into a shopping mall never realized. Its future today remains uncertain.
Per Marco Dezzi Bardeschi, UT VIVAT
Profondo umanesimo e curiosità instancabile: questa la cifra distintiva dell’operosa vita di Marco Dezzi Bardeschi, nato a Firenze 84 anni fa, il 30 settembre 1934, scomparso il 4 novembre 2018 nel pieno delle forze e della capacità di lavoro che lo hanno sempre accompagnato. Dotato di cultura e vivacità intellettuale fuori dal comune, Dezzi Bardeschi ha sempre coniugato lo studio con il fare architettonico, pubblicando in sessant’anni di intensa attività scientifica (il suo primo scritto risale al 1958) più di un migliaio di contributi, che spaziano dalla storia dell’architettura al restauro, ma anche realizzando molte opere alcune delle quali ormai annoverate tra i tópoi del restauro mondiale [...]
Stadio Flaminio in Roma
Lo stadio Flaminio, considerato una delle opere più importanti di Pier Luigi Nervi, è situato in un’area centrale della città, che comprende anche altre architetture di rilievo moderne e contemporanee, come il Palazzetto dello Sport (anche di Pier Luigi Nervi e di Annibale Vitellozzi), l’Auditorium di Renzo Piano e il Museo MAXXI di Zaha Hadid. Il Comune di Roma, proprietario dello Stadio, si è rivolto alla Pier Luigi Nervi Project Association al fine di promuovere, con l’Università La Sapienza di Roma e con do.co.mo.mo. Italia, un Piano di Conservazione che fosse supporto e guida per il successivo progetto di recupero dell’edificio. L’obiettivo di questo programma di ricerca, dunque, è quello di eseguire uno studio sullo Stadio Flaminio che, attraverso un’analisi dettagliata degli aspetti architettonici, strutturali, materici, tecnologici e costruttivi dell’opera, comporti la conservazione e il restauro dei suoi caratteri originari. Il decreto di tutela è uno degli elementi più importanti del Piano di Conservazione; pertanto, a seguito della proposta del gruppo di lavoro, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha vincolato lo Stadio Flaminio con Decreto Ministeriale del 27 settembre 2018 n. 74.
Flaminio Stadium in Rome, Italy
Flaminio Stadium, considered one of the most iconic buildings of Pier Luigi Nervi, is located in a central part of the city, in a area wich also includes other modern and conteporary masterpieces, like the “Little” Sport Palace (also from Pier Luigi Nervi and Annibale Vitellozzi), the Auditorium from Renzo Piano and the MAXXI Museum from Zaha Hadid. The Municipally of Rome owner of the Stadium, applied to Pier Luigi Nervi Project Association to promote, with Sapienza University of Rome and do.co.mo.mo. Italy, a Conservation Plan as support and guide the successive recovery project of the building. The objective of this research programme then, is to carry out a study of the Flaminio Stadium that, through an analytical investigation of its architecture, structures, materials and construction tecniques, reccomendations for the conservation and restauration of the building’s original characteristics. The protection decree is one of the most important elements of the Conservation Plan; so, after the request of the working group, the Cultural Ministry listed the Flaminio Stadium by decree of 27 September 2018, n.74.
La Cité de Refuge di Le Corbusier e Pierre Jeanneret
Il contributo illustra l’intervento di restauro-ristrutturazione del 2011-15 sulla Cité de Refuge, realizzata negli anni ‘30 a Parigi da Le Corbusier e Pierre Jeanneret e più volte trasformata nel corso del ‘900, con particolare riguardo alla prassi operativa adottata basata sulla collaborazione tra tutte le istituzioni coinvolte, sul superamento della dicotomia tra le parti protette e quelle non protette, sulla decisione di escludere per le facciate la ricostruzione à l’identique dell’intero stato purista d’origine, tramandando invece la testimonianza delle trasformazioni succedutesi nel tempo.
L’intervento di restauro-ristrutturazione costituisce un’occasione per riflettere sui temi del restauro dell’architettura moderna e in particolare delle opere di Le Corbusier, sulla necessità e sull’efficacia delle procedure di protezione, sulla dialettica tra conservazione e trasformazione, sul rapporto tra restauro e progetto, sul dibattito tra la restituzione dell’immagine iconica di un’opera o la restituzione
della ‘vita’ di un’opera nel tempo, sull’esigenza di un edificio di continuare a ‘vivere’ dopo il restauro.
The Cité de Refuge by Le Corbusier and Pierre Jeanneret
This paper explains the restoration of the Cité de Refuge, completed almost two years ago. The building was realised in the 1930s in Paris by Le Corbusier and Pierre Jeanneret and was often enlarged and transformed during the twentieth century. In particular, the paper analyses the collaborative method adopted by all the partners involved, the overcoming of the dichotomy between protected parts and unprotected ones, the decision to exclude for the façade the reconstruction à l’identique of the original purist state of the building and to prefer instead to keep the testimony of transformations over time.
The project offers yet another opportunity for reflection on issues related to restoration of modern architecture, in particular regarding the works of Le Corbusier: on the need and effectiveness of protective measures in architectural heritage, on the dialectic between conservation and transformation, on the relationship between restoration and architectural design, on the debate over whether to reinstate works with their original archetypal iconic appearances, or to conserve the narrative of a building’s ‘life’ over time, and on the need for a building to ‘live on’ after restoration.
Mario Tedeschi
Poliedrico protagonista dell’architettura milanese, Mario Tedeschi nasce nel capoluogo lombardo nel 1920 e qui si laurea presso il Politecnico nel 1946. Gio Ponti ne riconosce subito l’immediatezza e incisività grafica, tanto da volerlo come redattore presso la rivista “Domus”, con la quale Tedeschi collaborerà dal 1948 al 1965. Il personale talento pittorico e la passione per l’arte permeano i suoi sessant’anni di attività, nei quali dipinge, conduce programmi di design per la RAI e, con lo scultore Carlo Ramous, integra totalmente architettura e scultura.
Mario Tedeschi
Born in Milan in 1920, Mario Tedeschi graduated at the Politecnico in 1946 was a protagonist of the architecture since the second post-war years. Gio Ponti noticed his immediacy and graphic incisiveness and called him as an editor at the magazine "Domus", with which Tedeschi will collaborate from 1948 to 1965. His personal pictorial talent and his passion for art permeate sixty years of his professional activity. He worked as a painter and an anchorman for the RAI design television programs and, with the sculptor Carlo Ramous, totally embedded architecture and sculpture.
Prospettive di tutela per il secondo Novecento
In questo contributo ci riallacciamo al precedente articolo riprendendo il tema della tutela dell’architettura contemporanea. Più precisamente, ci occupiamo dell’interesse culturale attribuibile a un’architettura, anche recente, per i suoi legami con alcuni aspetti salienti della cultura dell’epoca. Legami che prescindono dal riconoscimento delle qualità intrinseche dell’opera, spesso uniche e irripetibili, dal suo autore e dal tempo trascorso dalla sua realizzazione. La relativa norma del Codice, in base all’art. 10, comma 3, lett. d), è utilizzata in modo episodico e spesso improprio. Questo contributo illustra in sintesi le prospettive che un uso più pertinente e differentemente inteso di tale norma potrebbe aprire ad una azione di tutela più dinamica e strettamente collegata alla critica storiografica.
Conservation prospects for the late XX Architecture
This paper refers to the previous one regarding the theme of contemporary architecture. We will be focusing on the cultural interest that we can also attribute to recent architecture, due to its ties with some cultural aspects of its time. These links are regardless not only to intrinsic and unique architecture values, but also to its author and to the date of its construction. The relative rule into the national law, in the third paragraph, d), of article 10, is often used occasionally and improperly. This paper in brief describes the prospects to use this rule in a different way to carry out a more dinamic protection-action, which is also tightly tied to storiography.
La tutela del patrimonio
L’architettura del Novecento soffre in Italia di una sorta di isolamento rispetto a quella dei secoli precedenti. La ridotta considerazione dei suoi valori si rivela in tutte le circostanze che comportano interventi di adeguamento, ristrutturazione edilizia o urbanistica. In Italia l’applicazione della normativa di tutela è condizionata al trascorrere di settant’anni dalla realizzazione delle opere, sia di proprietà pubblica, sia di proprietà privata.
Nel contempo, dal 2002 il MIBACT promuove il censimento delle architetture del secondo Novecento in base a criteri che esulano dall’aspetto temporale. Con l’ausilio di alcuni esempi, ci si propone di illustrare le citate problematiche, con riferimento al panorama di tutela italiano e d’altre nazioni europee.