ISSN 2283-7558

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Cesare Feiffer

Autore

Direttore di recuperoeconservazione_magazine

  
Architetto libero professionista, è Docente presso la Facoltà di Architettura all’Università degli Studi di Roma Tre dove insegna Restauro Architettonico. Ha all’attivo centinaia di cantieri di restauro e unisce all’attività professionale quella di studio e di ricerca. Ha partecipato a centinaia di convegni e pubblicato saggi, articoli e testi di approfondimento sui temi del restauro e della progettazione sul costruito.

rec_mag 185 L'EDITORIALE

Eliminiamo la burocrazia delle Soprintendenze!

Anzi, eliminiamo tutto!

La proposta di rendere meramente consultivo il parere della Soprintendenza sulle richieste di autorizzazione paesaggistica viene da chi si occupa di infrastrutture ed è del tutto estraneo alla tutela del paesaggio, alla cultura del restauro architettonico e alla cultura in generale. La volontà di tutelare litorali, coste, borghi, piazze o singoli monumenti viene definita con il termine spregevole di 'burocrazia'. Questo mondo, abituato a commercializzare o progettare capannoni industriali, si scaglia con forza contro le Istituzioni per la Tutela criticandole per il fatto stesso di esistere. Invece, il loro ruolo è stato ed è fondamentale così come l’essere Istituzione dello Stato, che si pone su un piano diverso e più autorevole rispetto alle amministrazioni locali facilmente influenzabili.



rec_mag 184 L'EDITORIALE

FINIRA' IL RESTAURO?

Il restauro come disciplina rischia di scomparire o trasformarsi radicalmente. I suoi fondamenti, basati su cultura e progetto, sono minacciati da due tendenze principali: la separazione tra interventi di conservazione e progettazione del riuso e la crisi nella formazione accademica degli architetti, sempre più teorica e meno operativa. La perdita dell’unità metodologica compromette il rapporto tra passato e presente, mentre la mancanza di docenti capaci di integrare teoria e prassi limita la trasmissione delle competenze. Senza questo equilibrio, il restauro rischia di ridursi a un mero esercizio tecnico o creativo, perdendo il legame con i suoi valori storici e culturali.



rec_mag 183 L'EDITORIALE

PAESAGGIO ALPINO

Segni dell'uomo e riuso compatibile

Lo studio dell'Osservatorio del Paesaggio del Trentino, condotto insieme alla STEP (Scuola Territorio e Paesaggio), approfondisce le tematiche del riuso e della conservazione dei masi e del paesaggio della valle dei Mòcheni, un'area alpina priva di centri abitati. Il lavoro si concentra sulla valorizzazione compatibile dei borghi in chiave turistica, mantenendo un profondo rispetto per l'identità storica e culturale. Lo studio propone soluzioni per il riutilizzo degli edifici rurali, come il modello "box in box", evitando restauri mimetici, ma favorendo progetti che bilanciano innovazione e tradizione. L'obiettivo è creare interventi compatibili con il paesaggio e la storia del luogo.



rec_mag 182 L'EDITORIALE

"Oi ndemo a veder i pin floi"

I 35 anni dal concerto dei Pink Floyd a Venezia sono l’occasione per una riflessione sui limiti e sui modi della cosiddetta valorizzazione del Patrimonio sia esso città storica, borgo, paesaggio o singolo monumento architettonico. Oggi queste iniziative si vorrebbero dilatare a dismisura, puntando più alla spettacolarizzazione, all’esasperazione scenografica, sugli effetti speciali illuminotecnici, sonori, e anche ricostruttivi di realtà mai esistite piuttosto che organizzare la loro tutela in modo più raffinato, colto e anche pragmatico.



rec_mag 181 L'EDITORIALE

Il grigio non è solo un colore

Quando sono realizzati all’interno di un monumento storico-architettonico, forse, i progetti di allestimento museale e di interior non dovrebbero percorrere una strada estranea alla cultura del restauro ma confrontarsi con questo per trovare i limiti della compatibilità.



rec_mag 180 L'EDITORIALE

IL MONUMENTO STORICO E L'ARCHISTAR

Dramma semiserio in tre atti

Sembra ovvio, ma non è così. Progettare in un edificio antico, che è frutto di saperi costruttivi preindustriali, che ha storie lunghe e vite stratificate, invecchiamenti particolari, richiede competenze diverse rispetto al progetto di una nuova costruzione; è necessario avere una cultura e una preparazione tecnica specialistiche nel restauro architettonico.
Altrimenti può diventare un progetto di distruzione.



rec_mag 179 L'EDITORIALE

La terra di nessuno

Quando l’archeologia alza lo sguardo e le sue azioni non si limitano al piano orizzontale di scavo ma si estendono allo spazio architettonico che copre e definisce questo piano, essa entra in un altro mondo passando dal bidimensionale al tridimensionale. In questi luoghi gli orizzonti culturali sono diversi, molto più estesi, esigono competenze altre, plurime e l’impostazione dell’analisi, ma soprattutto del progetto, deve essere radicalmente differente.



rec_mag 178 L'EDITORIALE

DALL’APPALTO INTEGRATO AL PROGETTO DISINTEGRATO

Fino ad oggi ogni progetto, compreso quello di restauro architettonico, si esprime tecnicamente nel progetto di fattibilità, nel progetto definitivo e in quello esecutivo.
Il recente Codice dei contratti pubblici (Dlgs 36/2023) ha stravolto tutto obbligando i professionisti a suddividere il progetto in due fasi, la fattibilità e l’esecutivo, e ad affidare quest’ultimo alle imprese esecutrici. Tale scelta avrà come conseguenza quella di compromettere radicalmente la qualità sia del progetto sia dell’esecuzione di un qualsiasi restauro mettendo a rischio il nostro patrimonio architettonico.



rec_mag 177 L'EDITORIALE

LETTERA DALLA LAGUNA VENETA

... riceviamo in redazione e pubblichiamo

Il progetto per ri-portare all’interno della città di Venezia le grandi navi prevede lo scavo di nuovi canali per circa un milione e mezzo di metri cubi. Con i fanghi tossici residuo degli scavi verranno create nuove isole in Laguna. L’impatto paesaggistico che la Laguna di Venezia pagherà per riavere nel Centro Storico le grandi navi sarà devastante sia per il contrasto delle sagome sul profilo della Città antica sia per l’enorme inquinamento elettromagnetico e dell’aria che ogni nave produce.



rec_mag 175-176 L'EDITORIALE

rec_magazine al MiC

Restauro e Archistar al centro del convegno di luglio a Roma

In occasione di una giornata di studi organizzata presso il MiC a Roma, è stato possibile approfondire un tema caro a questa rivista, quello delle modalità con cui le Archistar operano quando si confrontano con il patrimonio storico. Sono spesso opere irreversibili, operazioni gratuite realizzate senza conoscere il contesto e nemmeno cos’è oggi il restauro in Italia,
spesso cancellano quei valori architettonici stratificati e autentici
che i restauratori amano chiamare il documento architettonico del passato.

  
dal Convegno MiC. In breve i contenuti degli interventi presentati dai relatori:
Riccardo Dalla Negra, Luigi Prestinenza Puglisi, Giacomo di Thiene, Daniele Kihlgren, Michele Trimarchi,
Marco Ermentini, Ugo Carughi, Elisabetta Margiotta Nervi, Bruno Billeci, Luigi Malnati, Luca Rinaldi



rec_mag 174 L'EDITORIALE

FORSE CI SALVERÀ LA BUROCRAZIA

Non credo manchi molto per far si che l’A.I. riesca a collegare rilievi, riconoscimento di materiali, di strutture e stati di degrado con progetto di conservazione, di consolidamento e riuso; così, noi ingegneri e architetti liberi professionisti o dipendenti di amministrazioni andremo tutti a casa. Ma forse, in Italia, questa evoluzione tecnologica potrebbe fermarsi.



rec_mag 173 L'EDITORIALE

VENEZIA, PROCURATIE VECCHIE

Demolizione, ricostruzione con sagoma diversa e aumento di volume

Le Procuratie Vecchie a Venezia sono uno dei contesti più monumentali della Città più monumentale del mondo. Nell’intervento che presentiamo si è demolita dalle fondazioni al tetto un’intera porzione architettonica che definisce il lato nord della Piazza San Marco, si sono abbattute murature, solai e tutte le finiture, si è costruito un nuovo corpo di fabbrica con due grandi terrazze che si elevano dai tetti cinquecenteschi. E’ un intervento gratuito di progettazione invasiva che contrasta fortemente sia con la cultura del restauro, sia con la politica di tutela del nostro Paese sia con l’operato delle Soprintendenze.



rec_mag 172 L'EDITORIALE

CHE FINE HA FATTO L’ARCHITETTO?

Dovrebbe essere l’architetto il responsabile dell’intero progetto di restauro architettonico, lui a fornire gli indirizzi, il modus operandi e la filosofia generale dell’intervento ma spesso non è così: egli per timore, reverenza o poca dimestichezza restringe progressivamente il suo campo d’azione, così i contributi specialistici vanno per la loro strada, s’allargano, prendono il sopravvento e diventano progetto autonomo appunto perché non governati.



rec_mag 171 L'EDITORIALE

Le rinnovabili, le Soprintendenze

e il silenzio imbarazzante del Ministro della Cultura

Il ministro Cingolani ai primi di settembre ha accusato le Soprintendenze di bloccare lo sviluppo delle rinnovabili in nome della tutela del paesaggio.
La conservazione del paesaggio culturale rappresenta un interesse prevalente rispetto a qualunque altro interesse, pubblico o privato; i
n questo modo sono state screditate le istituzioni più importanti che dal dopoguerra hanno retto la tutela in Italia. L’obiettivo è forse di farle scomparire perché si oppongono a una travisata idea di “progresso”. Ma non è così.



rec_mag 170 L'EDITORIALE

La pesante eredità degli intonaci storici

In apertura a questo numero monografico sul restauro degli intonaci propongo alcune riflessioni particolari con lo scopo di estendere la percezione del tema. È un modo nuovo di affrontare il problema perché riporta piccoli brani tratti pubblicati negli ultimi numeri di questa rivista. Lo scopo è molteplice: stimolare la rilettura di quei saggi, sottolineare come il tema sia sempre assai complesso, che non c’è mai una soluzione unica valida in ogni contesto e che la cultura del restauro, pur nella specificità di ognuno, parla una lingua unica.



rec_mag 169 L'EDITORIALE

UNA CHIESA NON È UNA PALESTRA

La Chiesa di S. Gennaro è un luogo consacrato e non è superfluo sottolineare che l’edificio Chiesa non è una palestra, un cinema o una discoteca dove altre comunità si riuniscono per finalità comunitarie. Restaurare questi edifici richiede la conoscenza e il rispetto di quei riti, di quelle simbologie e di quelle particolari funzioni che vi si svolgono.
Il progetto di Calatrava sembra ignorare totalmente questi aspetti e concepire la Chiesa solo come uno spazio da valorizzare a fini turistici e commerciali indipendentemente dalla sua sacralità e dalle funzioni per le quali è stata costruita ed è tutt’ora destinata.



rec_mag 168 L'EDITORIALE

E' questione di culture

Questo articolo è dedicato a chi crede che la conservazione dell’architettura storica e del paesaggio richiedano professionalità con profonda cultura e marcata specializzazione. In caso contrario non si conoscono gli oggetti sui quali s’interviene, non si discernono le storie, le materie, le forme, gli invecchiamenti e i silenzi che, tutti assieme, danno vita a quell’archivio che è il mondo che ci circonda. Senza questa sensibilità è subito prevaricazione del bene architettonico, è distruzione. Così la memoria storica viene annientata e il sapere perde la propria forza.




rec_mag 167 L'EDITORIALE

Tra bonus e meno bonus…

In alcune misure fiscali c’era la volontà di valorizzare il patrimonio culturale del Paese costituito oltre che dai monumenti anche e soprattutto dai Borghi, dai Centri Storici, grandi e minuti, dai contesti urbani e da quelle architetture del passato che sono la ragione prima del turismo culturale per il loro numero, per la loro qualità altissima, per la loro unicità, ecc.

Fa riflettere il fatto che queste misure saranno ridotte fino a terminare dimostrando che la valorizzazione del patrimonio architettonico storico non interessa più al mondo della politica mentre il “cappotto siberiano” verrà interamente rifinanziato e continuerà a rivestire edifici di ogni genere.



rec_mag 166 L'EDITORIALE

Incredibile ma vero

La chiesa di San Gennaro a Real Bosco di Capodimonte è un capolavoro del Barocco Napoletano che appartiene si ai napoletani e alla loro ricca storia ma alla cultura di tutto il mondo. L’intervento eseguito ha distrutto un monumento nazionale, un’architettura Barocca integra, perché si è operato ignorando il codice dei beni culturali, si è calpestata la cultura del restauro e tutti i contributi che questa ha prodotto in oltre duecento anni di storia del pensiero. 



rec_mag 165 L'EDITORIALE

Si salvi chi può, si salvi chi può ...

Il legislatore che ha formulato queste terribili norme per il risparmio energetico degli edifici, volute dalle multinazionali che producono polistirolo, stirene e vetro, non ha nessuna sensibilità per i valori storici e architettonici del nostro Paese.
A questo proposito è scandaloso il silenzio del Ministero della Cultura più attento a cambiarsi nome ogni due anni piuttosto che alla reale tutela degli edifici antichi e del paesaggio costruito italiano.



rec_mag 164 L'EDITORIALE

Come Marco Polo

E’ difficile portare a compimento un qualsiasi progetto per il peso devastante della burocrazia che è diventato per gli studi professionali quasi insostenibile, per i tempi che diventano costi e, soprattutto, per la costante assenza di risposte certe che l’apparato pubblico fornisce. Oggi, lavorare a Venezia da dove scrivo e da dove 7 secoli fa è partito Marco, o in qualsiasi realtà italiana, è come un viaggio a piedi lungo la via della seta da Venezia a Shangdu, la mitica Xanadu, residenza estiva del Kublai Khan, nipote di Gengis Khan, poco a nord di Pechino.



rec_mag 163 L'EDITORIALE

RECENSIONE MA NON SOLO

Oggi si chiedono tempi certi per le risposte, burocrazia zero, meno regolamentazioni, velocità di approvazione o bocciatura di richieste o progetti e, soprattutto, norme che non siano interpretabili dal funzionario ma il più possibile oggettive e semplici.



rec_mag 162 L'EDITORIALE

DAL PAESAGGIO AL PAESAGGIO

Interrotti dal numero monografico sulla conservazione dei serramenti, che con orgoglio posso dire è stato molto apprezzato tra i lettori, riprendiamo il percorso intrapreso per cercare di comunicare i valori dell’architettura storica e del paesaggio tramite immagini e brevi riflessioni.



rec_mag 161 L'EDITORIALE

TRA CULTURA MATERIALE E AUTENTICITA'

Negli anni ’80 e ’90 […] venivano considerati marziani coloro che proponevano di conservare le testimonianze della storia della cultura materiale. Dopo le pietre, che forse erano più facili da conservare perché generalmente più formalizzate, l’attenzione si è rivolta ai mattoni, dopo un decennio agli intonaci e quindi alle finiture, fino ad arrivare ad oggi, quando altri marziani per la prima volta parlano di conservazione di serramenti.



rec_mag 160 L'EDITORIALE

DALLE MATERIE ALLA CONSERVAZIONE

Per comunicare il restauro anche a mondi distanti dal nostro di operatori e di appassionati, di proprietari e di studiosi, stiamo cercando di raccogliere dei distillati, delle brevi riflessioni sui temi sui quali quotidianamente ci interroghiamo: il rapporto tra antico e nuovo, la conservazione del paesaggio, i significati dell’autenticità nell’architettura storica, ecc. L’immagine fotografica poi amplia e spinge il pensiero verso altre realtà che le nostre “protesi digitali” catturano e rilanciano con maggiore facilità.



rec_mag 159 L'EDITORIALE

PENSIERI SULLE MATERIE

Un po’ per la loro attualità e un po’ per non dimenticare abbiamo pensato di riproporre brevi pensieri sui temi fondanti del restauro quali l’importanza della materia, il fattore tempo, l’autenticità, il restauro del paesaggio e il rapporto tra antico e nuovo, ecc..



rec_mag 158 L'EDITORIALE

Orgoglio italiano

I social media hanno fatto rimbalzare da un monitor all’altro a milioni di persone panorami di coste, montagne, vallate, scorci di facciate di edifici storici, borghi medievali, cascine, ecc. per non parlare di capolavori della pittura, della scultura, della musica e del vivere italiano. Ancora grazie ad una successione di immagini bellissime abbiamo lasciato correre lo sguardo sulle storie che da migliaia di anni si sono sovrapposte sulla nostra Penisola.
Questo prendere coscienza di essere una nazione depositaria di un patrimonio così straordinario ha fatto sorgere un inedito sentimento di orgoglio, si orgoglio è proprio il termine giusto, anche da parte di chi ne è sempre stato estraneo.



rec_mag 157 L'EDITORIALE

C'è cura e cura

Come si fa a spiegare a chi ignora praticamente tutto il ruolo della conoscenza, il rapporto tra stratificazione storica e conservazione, il riuso compatibile e a misura, l’importanza di conservare la cultura materiale del passato che è testimonianza unica e irripetibile? da dove si incomincia?
Così ho cercato in modo molto elementare di partire da molto lontano e riflettere assieme sul concetto di cura in medicina, che possiede forti analogie con l’attività di chi opera su architetture storiche o su paesaggi stratificati e particolari come sono spesso quelli del nostro Paese. Bisognerebbe studiare e avere l’umiltà di riconoscere che l’architetto tuttologo a volte va in crisi quando vuole invadere il campo di altri senza averne le competenze professionali, la cultura e la preparazione.



rec_mag 156 L'EDITORIALE

Nani malefici

Un qualsiasi progettista di un qualsiasi settore, dall’edilizia alle tecnologie spaziali, quando si cimenta con un’opera ha un’etica, un credo professionale e un obiettivo: prefigurare tutto a tavolino affinché possano essere valutati prima, e con precisione, i tempi e i costi dell’opera. Tempi e costi!
Ovunque, a ogni scala in ogni settore, dalle opere più difficili ed estese a quelle più raffinate e minute: tempi e costi.
Del Mose non si sono mai saputi né i tempi né i costi e, quel che è peggio, al cittadino contribuente non è stato mai rendicontato nulla. Il problema non è tanto quando si completerà il Mose, quali saranno i costi di gestione, chi li pagherà o a chi spetterà la responsabilità di chiudere le porte, a tutto questo si troverà una soluzione. Il vero problema è continuare o meno a forzare uno sviluppo incompatibile con la tutela dell’ambiente, della città monumentale e di quei pochi disperati che ancora ci vivono.



rec_mag 155 L'EDITORIALE

Qualità

Che fare per coniugare le potenzialità del web con la qualità nel settore del progetto di restauro? Perché, come ho notato più sopra, il livello medio della progettazione del restauro resta tutt’oggi bassissimo e la qualità stenta a diffondersi a livello dell’operare quotidiano? Cosa conferisce dunque qualità al progetto di restauro?

  
Seguono alcune SCHEDE illustrative di casi di valorizzazione presentati in occasione del Convegno dal titolo 'Valorizzazione del patrimonio storico in maniera compatibile' svoltosi a Venezia il 6 giugno e a Vicenza il 3 ottobre 2019.
> IL BORGO BIOLOGICO DI CAIRANO > ABBAZIA DI FOLLINA



rec_mag 154 L'EDITORIALE

Il coraggio nelle idee

Per chi s’interessa di valorizzazione del patrimonio culturale in primo piano non stanno i temi tecnici, le scuole di pensiero e la filosofia del restauro o il difficile adeguamento normativo ma stanno le idee.
L’aspetto più importante è quello di avere delle idee originali che siano di livello culturale alto, che attivino a cascata altre idee, che siano motore di attività e che abbaino come fine quello di riusare conservandolo il più possibile integro, l’edificio, il paesaggio o entrambi. Ma ancor più importante è il coraggio necessario per seguire le idee che a volte escono da un calcolo razionale ma in altre occasioni sono solo intuizioni che necessitano di un po’ di incoscienza e rischio. E per rischiare ci vuole appunto il coraggio di credere nelle proprie idee.

  
Seguono alcune SCHEDE illustrative di casi di valorizzazione presentati in occasione del Convegno dal titolo 'Valorizzazione del patrimonio storico in maniera compatibile' svoltosi a Venezia il 6 giugno 2019.



rec_mag 153 L'EDITORIALE

Dal dire al fare

Valorizzare non è ricavare a breve reddito economico, non è la rendita immediata che si può trarre dai beni culturali, come purtroppo sostiene molta politica o anche qualche addetto ai lavori. In pratica non sono i biglietti venduti, non è il maggior valore economico dei prodotti messi in esposizione nella cornice di una villa antica, non è il numero delle presenze alberghiere nelle città d’arte ma è un qualcosa di più fine, più articolato e più complesso. Troppo spesso si banalizza e la si confonde con  la mercificazione immediata ma una valorizzazione della cultura così intesa è attività profonda e colta che, come sostiene Michele Trimarchi s’indirizza a facilitare e incoraggiare l’estrazione del valore culturale da opere d’arte, da un monumento, un palazzo, un borgo storico, dalle collezioni museali, etc.



rec_mag 152 L'EDITORIALE

Le Soprintendenze, sempre colpa loro?

Come sarebbe stata l’Italia se non ci fossero state le Soprintendenze? Si deve riconoscere alle Soprintendenze la tutela del paesaggio e dei beni architettonici in Italia, si deve dare loro merito e a quel risicato numero di funzionari che vi operano di aver bloccato speculazioni, scempi e devastazioni di monumenti che per decenni si sono infranti sulle loro dighe. Non è facile far capire al mondo degli operatori privati e della politica che i valori della permanenza dei beni storici e del loro sviluppo compatibile e non prevaricante necessitano anche a volte di scelte scomode e impopolari.



rec_mag 151 L'EDITORIALE

La sintesi è più faticosa dell’analisi

Perché scrivere un manuale sul restauro architettonico? In questo campo le soluzioni tecniche, sulle quali in genere puntano i manuali, non sono sempre tutte valide o compatibili ma possono essere adatte o prevaricanti a seconda delle caratteristiche costruttive degli edifici e del loro stato di conservazione; per questo motivo è necessario un loro uso accorto e filtrato dalla cultura. Un mero abaco di tecnologie indipendente dalle condizioni nelle quali si trovano strutture e finiture dell’edificio sarebbe utilizzabile da chiunque, diventerebbe così uno strumento indipendente dalla cultura e dalla specializzazione del tecnico, cosa profondamente sbagliata. In questo settore specialistico, invece, la qualità risiede proprio nella specializzazione e nella cultura.



rec_mag 150 NON PROPRIO UN EDITORIALE

Un modo diverso di pensare il restauro

Non mi sembrava vero che al Politecnico di Milano si potesse dire, e soprattutto insegnare, quello che si pensava, quello in cui si credeva. Erano i primi anni ‘80 e arrivavo dallo IUAV [...] quando ho avuto il primo incarico al Politecnico tutto mi sembrava  un sogno. Lì, Marco Dezzi Bardeschi e quel piccolo agguerrito nucleo di docenti, ricercatori e assistenti, stava-no operando una rivoluzione epocale, stava-no stendendo le fondamenta per rinnovare radicalmente le basi filosofiche, le finalità, la metodologia progettuale e le tecniche del restauro. [...]

    

Tanti sono i contributi giunti in redazione per le pagine dedicate a Marco Dezzi Bardeschi e ne abbiamo scelti alcuni, per noi particolarmente significativi, che proponiamo in semplice ordine alfabetico. Non tutti coloro che scrivono lo hanno conosciuto personalmente né tutti hanno condiviso con lui idee e operatività ma tutti sono accomunati dall’aver ‘ascoltato’ e letto il suo pensiero e di esseri cresciuti professionalmente anche nel dibattito scaturito dal SUO MODO DIVERSO DI PENSARE IL RESTAURO

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rec_mag 149 L'EDITORIALE

Domanda inopportuna?

Da diecimila anni tutta l’architettura è basata sulla calce, dall’emergenza di carattere civile all’edificio rurale e dal borgo storico al monumento religioso, e ciò a tutti i livelli, ossia dalle fondazioni al tetto e dalla struttura muraria alla decorazione superficiale, sia essa orizzontale o verticale. Chi ignora tecnologie produttive, composizione e modalità d’impiego della calce non potrà mai intervenire con qualità né nel nuovo né nel restauro.



rec_mag 148 L'EDITORIALE

La terza via

Due sono i perni attorno ai quali ruota il problema della ricostruzione: la compatibilità e la prevaricazione. Il primo è quello di ideare quel gesto sensibile che fondi le radici nella storia dell’architettura e del restauro rielaborando soluzioni colte e a misura. Il secondo è quello di proporre nelle lacune dei crolli e dei vuoti quel gesto forte con il quale si afferma il proprio ego e al quale la nostra categoria professionale non è proprio estranea. E’ proprio all'interno di queste due istanze che va approfondita la riflessione riguardo al rapporto tra l’antico e il contemporaneo.



rec_mag 147 L'EDITORIALE

UN MONDO AL CONTRARIO

Il CTU è un professionista di straordinaria importanza perché costituisce gli “occhi tecnici del giudice” che sentenzia in base al tipo, caratteristiche e considerazioni che questi emette nelle sue perizie. Per questo motivo deve sapere cos’è il restauro degli edifici storici quali sono i concetti teorici di base, come si sviluppa la conoscenza preliminare dell’edificio e quindi come si articola ed estende il progetto di restauro.



rec_mag 146 L'EDITORIALE

Bellezza senza tempo?

La deformazione professionale di chi si occupa di restauro orienta in modo particolare l’interpretazione del discorso sulla bellezza perché viene spontaneo riferirla ai nostri mondi, ossia agli edifici storici, all’edilizia minore, alle murature e ai solai che oltre alla bellezza portano con se’ il tempo, che è un significato intimamente connesso alla bellezza e da questa per noi non separabile. Cos’è quindi quella bellezza quando percorre le soglie del tempo?



rec_mag 145 L'EDITORIALE

Tre brevi storie

Per una valorizzazione compatibile del patrimonio culturale si devono evitare due cose, che sembrano invece attrarre oggi più che mai chi lo gestisce: concentrarsi su poche emergenze di alto valore artistico e renderle spettacolari forzandone l’immagine scenografica a danno dell’autenticità del bene. Se si possiedono cultura, sensibilità e specializzazione, si riescono a valorizzare anche i reperti non formalizzati, quelli privi dei tradizionali valori artistici ma che documentano storie vastissime, a tutti i livelli, dal singolo piccolo reperto archeologico fino alla scala architettonica. Le tre incredibili brevi storie illustrano appunto come elementi apparentemente privi di valore possano contenere moltissimi significati, creare cultura e quindi valorizzazione.



rec_mag 144 L'EDITORIALE

Meno luce più valorizzazione

Oggi siamo costretti a osservare monumenti e interni di musei con il filtro di illuminazioni realizzate badando il più delle volte agli effetti scenografici e teatrali piuttosto che alla compatibilità con l’oggetto e con il contesto. L’esperienza proposta dal Museo Canova di Possagno è alternativa a queste logiche commerciali e pone in primo piano la cultura, la valorizzazione compatibile e la preparazione del visitatore.
   

"Lo spunto per una riflessione sul tema della luce nell’arte e nell’architettura storica me l’ha fornito una straordinaria serata inventata e organizzata dal Museo Canova di Possagno. Con una particolare attenzione alla valorizzazione compatibile della cultura, cosa non facile nell'era della spettacolarizzazione dell'uso dei beni culturali, il Direttore e il suo staff hanno proposto, a un limitato numero di persone, una visita notturna al lume delle lanterne. [...]"



rec_mag 143 L'EDITORIALE

La fiaba di Antropo è quella di tutti noi!

E’ una fiaba quella di Antropo che Paolo Torsello ci racconta per accompagnarci attraverso la storia dell’Uomo. E’ la fiaba di chi ha negli occhi l’interesse e l’intelligenza per osservare con quello che lui definisce stupore. Si pone infinite domande Antropo, che da un lato lo portano a capire e scoprire il mondo che lo circonda e dall’altro non arrivano necessariamente ad individuare delle risposte ma generano altre domande, in quel processo di crescita che fa diventare cultura l’esperienza.



rec_mag 142 L'EDITORIALE

Disordine senza l'Ordine?

LANCIAMO UN SASSO su un tema che ci coinvolge in tanti e saremo lieti di raccogliere pareri favorevoli e contrari da tutti i lettori che vorranno scriverci a info@recmagazine.it A partire dal prossimo numero sarà nostra cura pubblicare e condividere le opinioni raccolte. SCRIVETECI NUMEROSI !

La composizione di nuove architetture, il restauro delle memorie materiali del passato così come la progettazione per il paesaggio o nel paesaggio sono attività che necessitano di studio, preparazione specialistiche, dedizione continua e passione. L’appartenenza a un Ordine professionale non qualifica automaticamente il professionista, non ne legittima il livello culturale e la capacità ma ne certifica solo burocraticamente l’iscrizione, ossia il fatto di aver pagato la salatissima tassa annuale. Per gli ingegneri e gli architetti, come per tutte le altre categorie professionali, dovrebbe essere facoltativa l’iscrizione al loro Ordine in modo sia di far diventare questa categoria un’autentica associazione che tuteli gli interessi degli iscritti sia di superare quel fine di controllo e di esclusione che stava alla base della legge fascista che ha istituito gli Ordini professionali.
Inoltre, perderebbe di significato il vergognoso istituto dell’esame di stato, che è una selezione delle lobby non sulle capacità professionali dei candidati, sul loro percorso di studio e sulle esperienze professionali ma per tutelare se stesse.



rec_mag 141 L'EDITORIALE

Libro e (non)libro

Siamo nell’era della comunicazione scenografica e rapida e non più in quella dell’espressione tramite la parola scritta, che possiede altri tempi e altri ritmi. Viviamo immersi in un’epoca nella quale la superficialità domina sull’approfondimento e, quindi, l’immediata e facile sequenza fotografica d’effetto vince sui contenuti del testo e della parola scritta, che è invece faticosa, necessita di riflessione a volte profonda e sicuramente colpisce (perché oggi è questo l’obiettivo: colpire!) di meno.
Oggi tutti noi, forse anch’io inconsciamente, privilegiamo la visione superficiale e scenica alla lettura attenta, che comporta approfondimento e riflessione; e questo vale per quasi tutti i campi del sapere.



rec_mag 140 L'EDITORIALE

La Villa del Casale e l’edilizia dei paesi dell’Est

Il restauro che vuole operare qualità deve controllare in sede di progetto ogni dettaglio dell’opera affinché i particolari non vengano decisi in cantiere dai vari operatori.
I lavori di copertura dei mosaici romani e dei resti archeologici di Piazza Armerina presentano una qualità che non è all’altezza dello straordinario contesto monumentale che li circonda. Rivestimenti delle pareti, tetti, strutture verticali, illuminazione, ecc. fanno capire che le soluzioni sono state trovate in fase di realizzazione dalle varie imprese coinvolte.
Nel complesso la qualità dei dettagli ricorda l’edilizia che si realizzava nei paesi dell’Est europeo prima della caduta del muro di Berlino.



rec_mag 139 L'EDITORIALE

E' PAZZESCO!

Ho appena riletto il mio primo editoriale, scritto quando nell’Aprile del 1999 il giovane De Lettera mi proponeva la direzione di Recupero&Conservazione. A parte le forme della comunicazione, che erano purtroppo assai diverse da quelle costipate e contratte di oggi, se si esclude qualche testo unico sopraggiunto a complicare la nostra professione (ll.pp., b.c., edilizia), non sono assolutamente cambiati né il quadro generale né i problemi del restauro, ai quali in quel primo editoriale mi riferivo.
Le stesse carenze nella formazione, gli stessi inadeguati livelli della progettazione e dell’esecuzione e un concetto negli enti di tutela che muta da provincia a provincia e da architetto ad architetto, ci accompagnano costantemente da allora.
L'unica differenza è data dal periodo, che era economicamente florido e felice, che consentiva a tanti professionisti, imprese e artigiani di operare serenamente senza rendersi conto della fortuna che avevano. Per questo ho deciso di ripubblicarlo [...]



rec 138 L'EDITORIALE

IL QUADRO DELLA ZIA

Immaginate di visitare una soffitta di un vostro parente molto anziano, un raccoglitore d’arte e di oggetti antichi, dove ha accatastato disordinatamente per decenni opere d’arte di tutti i generi. In mezzo a una quantità di statue, mobili, oggetti di ogni tipo ed epoca, di ogni stile e latitudine immaginate di trovare, sepolto da mille cianfrusaglie, un quadro. L’ambiente possiede scarsa illuminazione e non si riescono a comprenderne le caratteristiche formali, i caratteri e l’epoca; subito vi accorgete che non è un quadro qualsiasi ma può possedere un notevole valore, che al momento non siete in grado di capire.
Lo portate alla luce con cautela e attenzione, cercate di togliere dalla superfice la polvere e i resti di depositi del tetto soprastante che negli anni ha fatto cadere lacerti di coppi e di tavolato e scoprite che è un dipinto a olio su tela. La cornice è importante ma non è coeva del quadro, forse trattasi di un tentativo di valorizzazione più tardo, probabilmente dei primi decenni dell’ottocento. [...]



rec 137 L'EDITORIALE

PIANO CON IL SISMA

Piano con il sisma, che è una cosa seria e necessita di competenze con alta specializzazione’, mi verrebbe da suggerire al Senatore a vita. Pur con la stima infinita per il grande architetto, che è orgoglio del nostro Paese e di tutti noi per quello che ha fatto e speriamo faccia ancora, non capisco francamente alcuni passaggi della sua proposta in merito al terremoto. E in sintesi, non riesco a capire come dallo studio di pochi modelli semplificati di case egli possa ricavare soluzioni e buone pratiche per intervenire sul tessuto edilizio diffuso di quell’area vastissima. Renzo Piano nella sua soluzione al terremoto e ai disagi derivati dal sisma dice, e ciò è logicamente condivisibile in toto, “Rendiamo sicuro un patrimonio insicuro, che sono le nostre case" con un piano che guardi lontano; egli pensa, infatti, a un progetto di lungo respiro che duri cinquant’anni.



rec 136 L’EDITORIALE

RESTAURO NON E’ RICOSTRUZIONE !

C’è poco da fare o il restauro lo si studia, si è a conoscenza dei temi teorici, dei problemi operativi, ci si aggiorna costantemente e si verifica in pratica questo sapere specialistico nei progetti e nei cantieri, oppure quando si parla si fanno delle figuracce. Se si parla di restauro, e ancor di più se si scrive in merito, bisogna conoscerne il pensiero teorico, l’evoluzione storica e le tendenze attuali, ma anche capire come tutto ciò possa influenzare l’operatività a livello di materiale, di struttura, di singolo edificio, di borgo storico e di città costruita. Se in questo mondo non facile si giudicano dei fatti e si esprimono opinioni, travisando non solo le basi del restauro ma pure i fini, i concetti fondativi e perfino il lessico che ha precisi significati, allora ... si ignorano le cose. E in questo caso si è quindi ignoranti. Anche negare la cultura, la ricca articolazione di questo settore, è un atteggiamento che consente di parlare di restauro agli incompetenti.



rec 135 L'EDITORIALE

PER IL PAESAGGIO

Il grave ritardo culturale del progetto di conservazione e riuso del paesaggio è certamente dovuto all’ignorante arroganza della speculazione, che è la principale responsabile dello scempio del paesaggio, ma anche a due fattori più inerenti il progetto. Il primo fattore riguarda i professionisti progettisti e i professionisti controllori, i quali ritengono che il problema di tutela del paesaggio si esaurisca con l’approvazione di un progetto in commissione paesaggistica. Ma non è così, perché quel progetto serve solo a superare delle soglie amministrative e burocratiche abbastanza banali, spesso anche inutili per la vera conoscenza-conservazione del paesaggio. Sono progetti fatti “di simboli grafici, di retini, di linee, … di foto aeree zenitali o di immagini spaziali che ci dicono molte cose a livello regionale… Ma con strumenti di tal genere il senso del paesaggio va inevitabilmente perduto. Il paesaggio diventa invisibile. Scompare.



rec 134 L'EDITORIALE

IL FUTURO DEL SUOLO

Fino a qualche anno fa, circa fino all’inizio della crisi, era usuale confrontarsi tra colleghi professionisti, docenti, operatori e tra coloro che vivono nel campo dell’architettura, sia parlata sia realizzata, sul futuro del nostro mestiere.
L’idea più condivisa era quella di chi riteneva progressiva, inarrestabile e continua l’espansione dell’edilizia in tutte le sue forme, da quelle della nuova edilizia nelle aree agricole con agghiaccianti villettopoli a quella pietosa dei centri commerciali che costellano i principali nodi stradali, a quella delle aree industriali o artigianali, che con la legge Tremonti hanno visto il loro canto del cigno prima di estinguersi definitivamente. [...]



rec 133 L'EDITORIALE

VALORIZZAZIONE E IPERVALORIZZAZIONE

Forse non c’è argomento quale quello della valorizzazione dei beni culturali che stimoli maggiormente l’ugola di chi opera nel campo del restauro e del riuso del patrimonio architettonico del passato. Fin dai tempi dei “giacimenti culturali” di lontana memoria, dei monumenti definiti il petrolio italiano, passando per quelli della creazione della Direzione Generale per la Valorizzazione fino a quelli attuali del miliardodieuro sulla cultura per “incentivare il turismo”, si accresce di anno in anno un gran parlare sull’argomento. Ormai tutto il mondo della cultura, e anche chi vive fuori dalla cultura, è consapevole delle sue potenzialità e aumentarle, accrescerne il godimento, agganciarci filiere commerciali e di conseguenza molteplici funzioni legate all’uso, al sopruso e all’abuso, è tema che fa discutere un po’ tutti, da chi ne sa a chi ne ha solo sentito parlare.
Pochissime di queste “parole” sulla valorizzazione si sono però concretizzate in fatti.



rec 132 L'EDITORIALE

FOLLIE !

Dove l’arte ricostruisce il tempo: è stata così denominata la colossale operazione di costruzione di una particolare struttura metallica sopra ai resti dell'antica basilica paleocristiana di Siponto, prospiciente alla chiesa di Santa Maria Maggiore (cattedrale fino al 1323) a Manfredonia, in provincia di Foggia. Sono stati realizzati 4.500 metri quadrati di rete elettrosaldata zincata alta 14 metri e pesante 7 tonnellate; il fine è stato quello della “conservazione dei mosaici” (?!?!) che è stato attuato, secondo i responsabili, ricostruendo (ma il termine più corretto è costruendo) in scala reale i presunti volumi della basilica paleocristiana della quale rimaneva il perimetro originario.
L’intervento è stato inaugurato venerdì 11 marzo nel Parco Archeologico di Siponto ed è costato 3,5 milioni di euro di fondi strutturali del Programma operativo interregionale. La committenza è pubblica: il Segretariato regionale del Ministero per i Beni e le attività culturali per la Puglia e la Soprintendenza archeologica della Puglia.
Eugenia Vantaggiato, Segretario regionale del Ministero per i beni culturali sostiene il progetto quale: «La coraggiosa scelta di far dialogare archeologia e arte contemporanea rientra in una visione complessiva di paesaggio inteso nella sua complessità temporale fra testimonianze del passato e attualità del presente».



rec 131 L'EDITORIALE

LE FINESTRE DELL’ARCHISTAR

E’ legittimo rimuovere tutte le finestre in legno con preziose vetrate a piombo di un importante palazzo vincolato e sostituirle con nuove in alluminio anodizzato? E se invece di alluminio fosse PVC ? oppure ottone, sarebbe diverso?
Se ciò fosse possibile (e purtroppo lo è), ossia se il rinnovo forte e creativo del monumento storico fosse legittimo, analogamente ai serramenti si potrebbero rinnovare anche gli intonaci di calce e sabbia e rifarli con tinte inusuali blu o verde oppure con materiali diversi, ad esempio di resina che è molto di moda. Seguendo questa logica, che è fuori dalla manutenzione conservativa, cosa si opporrebbe a rivestire le ville storiche o i castelli con cappotti isolanti fatti di polistirolo e graffiato plastico? oppure al rinnovare il manto di tegole tradizionali con un bell’ondulato colorato o con una lamiera d’acciaio?



rec 130 L'EDITORIALE

Due ingegneri

Recentemente, visitando un palazzo in corso di restauro, sono rimasto pietrificato nell’esaminare le opere di consolidamento statico pensate e in parte realizzate da un noto ingegnere (in)civile di quella città. In tanti anni non mi è mai capitato di assistere ad un massacro del genere: cordoli in cemento armato all’interno di tutti i muri, nuovi solai con putrelle di ferro di sezione esagerata, capriate in acciaio inserite tra una vecchia capriata e l’altra, rinnovo di tutta la struttura secondaria e minuta dei tetti, tiranti fissati in resina nelle murature e posti in orizzontale, in verticale e a 45 gradi, nuove murature con mattoni a macchina e malta cementizia in sostituzione di quelle esistenti in pietra e calce, tracce per l’alloggiamento degli impianti aperte su murature medievali per tutta l’altezza dell’edificio, ecc. L’elenco potrebbe purtroppo continuare con le opere di prossima realizzazione quali intonaci armati di cemento fibrorinforzato, iniezioni di resine su tutti i muri dell’edificio, nuovi solai in laterocemento al posto di quelli in legno, calotte di cemento armato sulle volte in muratura, ecc.



rec 129 L'EDITORIALE

INVESTIRE IN CULTURA

Questa è una breve e straordinaria storia realmente accaduta.
C’era una volta un signore che viveva tra le dolci colline di Valdobiadene. Un giorno, dopo anni di attesa, decise di mettere a reddito un vecchio fabbricato rurale di proprietà della famiglia che, abbandonato da tempo, si trovava poco distante da casa e in cattivo stato di conservazione. Si trattava di un edificio estremamente povero per conformazione e materiali e analogo a molti altri che costellavano i colli circostanti: murature di sasso locale, solai e capriate in legno, coppi sul tetto e cotto sulle pavimentazioni. Il rustico era in origine destinato ad accogliere la famiglia dei contadini che coltivavano l’appezzamento e possedeva le tre stanze per la residenza, la cucina al piano terra con le due camere al primo e, a fianco in continuità, c’era la stalla per il ricovero di qualche mucca con sopra il fienile.
Come da prassi, questo signore si rivolgeva al bravo geometra locale per elaborare un progetto e valorizzare l’area e il volume del rustico nel rispetto delle normative e dei vincoli. Quasi senza nemmeno pensare il professionista elaborava una soluzione che prevedeva la demolizione del vecchio edificio, il recupero e l’aumento del volume realizzando così una delle milioni di biville che costellano il nostro paesaggio, costituita da ampio interrato, cantina, garage e tutto ciò che si poteva desiderare per una vita felice.

 



rec 128 L'EDITORIALE

IDEE

Fin dall'epoca dei "giacimenti culturali", quando sembrava di aver scoperto in Italia miniere inesplorate di sconfinato valore economico, il tema centrale nel campo dei beni culturali, e ancor più oggi in questi anni di crisi, è quello della "valorizzazione", ossia come ricavare valore economico dal nostro patrimonio storico e artistico. Ne parlano i politici del Palazzo e quelli del bar (spesso più concreti e preparati), i proprietari privati e quelli che gestiscono patrimoni pubblici, i tecnici che operano e quelli che insegnano, chi è coinvolto nel turismo e chi ne è travolto. Il tema è noto ed è quello di come far rendere di più e meglio le infinite "bellezze" che noi italiani, nonostante una gestione scellerata di tutto, dal paesaggio agli oggetti di un qualsiasi museo, abbiamo ancora la fortuna di avere integre.



rec 127 L'EDITORIALE

Li’ dove finisce il paesaggio

I paesaggi che ci circondano, pur nella loro infinita diversità e specificità, racchiudono elementi di pura natura e i “segni” più o meno forti dell'antropizzazione, ossia tutte quelle modifiche, intese come sottrazioni e addizioni, realizzate nei secoli dall’uomo. Negli ambienti che ci circondano non esistono quasi più paesaggi senza contaminazioni antropologiche e in qualche modo vergini; troppi sono i legami, i rapporti e le relazioni reciproche che l’uomo nelle epoche storiche e recenti ha stabilito con il paesaggio trasformandolo. Dalle pianure che manifestano palesi i segni dell’agricoltura e dell'edificazione, alle fasce collinari che vedono diradare i nuclei edificati e dilatarsi le fasce boscose a vantaggio delle coltivazioni particolari e dell’allevamento, fino a quelle alpine che, più difficilmente antropizzabili, comunque possiedono palesi i “segni” della presenza dell'uomo, quali le strade, le piste da sci, i tralicci della corrente, i sentieri e le mulattiere, i ripetitori, fino ai più esili “segni” quali la croce che indica la cima di un monte o il bivacco a cavallo del valico tra le rocce: tutto il paesaggio che ci circonda è un’inscindibile commistione tra uomo e natura.



rec 126 L'EDITORIALE

"UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL TURISMO"

E’ ampiamente nota la polemica sorta di recente attorno alla ricostruzione delle 7 colonne del Foro Romano: un’operazione di anastilosi tipica degli anni ‘50/60 quando il restauro architettonico e archeologico non avevano ancora maturato i raffinati e cauti criteri che li caratterizzano ora. Questa “valorizzazione”, diciamo datata, fuori dal tempo e dalla cultura, che modifica in modo irreversibile un contesto archeologico di eccezionale valore, sedimentato e stratificato da secoli, sembra frutto di una volontà “pre-tecnologica”, ossia di un progettista del secolo scorso proiettato ad oggi da una macchina del tempo. Ciò per due motivi: in prima istanza perché questa ricostruzione ignora la potenza raggiunta oggi dalle tecnologie virtuali, dai sistemi 3d, dalle realtà aumentate, non conosce le potenzialità delle audio e video guide delle ultime generazioni e di tutte le tecnologie che moltiplicano le potenzialità di percezione del contesto monumentale che si sta osservando; con queste modalità il turista sceglie sia di percorrere un’esperienza di ricostruzione totale, visualizzando molteplici dati in successione voluta o casuale sia, al contrario, di contemplare le rovine archeologiche autentiche, che il tempo ci ha lasciato, facendo leva sulla propria immaginazione, cultura, studio e informazione.



rec 125 L'EDITORIALE

LA “CARTINA MUTA” E IL PAESAGGIO CULTURALE

Fermo in autostrada a causa di un ingorgo consultavo il navigatore per cercare un percorso alternativo che mi portasse a destinazione fuggendo alla prima uscita. Obbediente alle richieste, lo strumento collegava rapidamente i due punti dandomi la distanza, il tempo, il tragitto e i percorsi suggeriti. Non conoscendo bene il luogo, non capivo se i tracciati consigliati attraversavano rilievi o se erano in pianura, inoltre, per la grafia indistinta che hanno tutti i satellitari, non distinguevo bene né i caratteri del paesaggio rappresentato né quelle dei paesi circostanti e, quindi, non mi era chiaro, anzi mi appariva assolutamente estraneo, il contesto ambientale da percorrere. Poi registravo che non c’erano alternative: l’uscita dell’autostrada era distante, il traffico pressoché bloccato e a me non rimaneva che osservare quella scarna mappa del territorio e rifletterci sopra. E’ una mappa utilissima, indispensabile alla quale tutti noi, purtroppo, da non molto ci siamo abituati e non riusciamo a farne a meno ma è una mappa che non distingue, nel senso che non rileva criticamente e non rappresenta con adatte simbologie, i segni del paesaggio, non interpreta quel dato fondamentale per la nostra identità che sono le particolarità, le caratteristiche del "paesaggio culturale" che ci circonda.



rec 124 L'EDITORIALE

EDITORIALE FRANCESCANO …

E’ stata una riflessione di straordinario spessore etico, morale, umano e sociale che forse non tutti hanno avuto modo di cogliere. Soprattutto i tecnici non hanno avuto modo di riferirla al mondo delle costruzioni, dei restauri, dell’edilizia in genere sia alla fase che riguarda lo studio e la formazione, sia a quella più operativa, relativa all’ideazione e al controllo del progetto, sia a quella di realizzazione dell’opera. Così la notizia è passata come un tornado troppo velocemente; i media l’hanno pubblicata sui quotidiani, i telegiornali e la radio ne hanno parlato ma non c’è stato il tempo per rilevarne la portata e rifletterci. Quasi tutti gli eventi, le informazioni e i fatti del giorno, a meno che non siano seguiti da ulteriori avvenimenti concreti i giorni successivi, si bruciano il più delle volte nello spazio di un mattino; la radio e la televisione li trasmettono in qualche secondo, poi altre notizie seguono, si accavallano e resta solo la sensazione di aver letto o ascoltato qualcosa di molto importante. Poi la vita, il lavoro, lo studio ci travolgono e il dimenticatoio si arricchisce di un ulteriore evento.



rec 123 L'EDITORIALE

INDOVINELLO

In quale città abita il direttore di recuperoeconservazione?

In questo indovinello si dovrà individuare la città in cui abita il sottoscritto tramite l’illustrazione di un progetto di restauro di uno dei monumenti emblematici della sua singolare Città.
Innanzitutto bisogna premettere che la Città viene da sempre considerata la più bella e originale del mondo sia per i suoi monumenti storici sia perché ha la particolarità di non avere strade dove passano le auto ma canali per le barche che costituiscono l’unico mezzo meccanico di spostamento.
Può ancora aiutare all’individuazione il fatto che nell’ultimo anno sono stati arrestati il presidente della regione e il suo caro assessore ai lavori pubblici, l’intero nucleo operativo dei lavori pubblici della provincia, il sindaco con i suoi collaboratori e numerose alte personalità (le minuscole non sono un refuso). In realtà quest’ultima informazione non è un grande aiuto perché può essere un fattore diffuso e comune a molte altre città della Penisola.



rec 122 L'EDITORIALE

PAESAGGIO? NATURA?

Recentemente mi interrogavo su come concludere un mio intervento ad un prossimo convegno sulla conservazione-valorizzazione del paesaggio; cercavo un pensiero di qualche studioso, di qualche specialista del settore che riassumesse, in modo critico, la situazione attuale. Spesso si ha la fortuna di trovare qualche citazione chiara e sintetica che riassume e illumina i concetti che tratti; cercavo qualche riflessione, magari proveniente da altri campi della cultura e del sapere, che potesse essere traslata nel settore che ci appartiene ma questa volta nessuna mi soddisfaceva.
Nemmeno le raffinate e colte riflessioni che traevo da Cederna, da Settis, da Turri e dagli altri grandi studiosi, pur essendo penetranti, di altissima sensibilità e perennemente attuali, riuscivano a fotografare criticamente lo stato attuale di degrado e di alterazione del nostro “paesaggio culturale”.



rec 121 L'EDITORIALE

100% !!

Prendendo spunto da una segnalazione arrivata in redazione, vorrei fare i miei personali complimenti al Signor Sindaco, all'Assessore ai lavori pubblici e al Rup del Comune di C.M. (ometto il nome perché potrebbe essere qualsiasi comune della Penisola) per come hanno condotto e gestito la “Procedura negoziata per servizi di progettazione (aggiornamento progetto definitivo, progetto esecutivo), direzione lavori di opere edili, strutturali ed impiantistiche, misura e contabilità, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed in fase di esecuzione, ed attività tecniche connesse finalizzata (...) all’insediamento di attività culturali orientate alla conoscenza diffusa del patrimonio storico-artistico lombardo" per il restauro e risanamento conservativo dell’ala nord di palazzo A. Il palazzo è un edificio vincolato e necessitava di opere architettoniche, strutturali, impiantistiche, con rilascio di Nulla Osta VVFF, Soprintendenza, ASL e aspetti relativi alla sicurezza. Il criterio di aggiudicazione? Il prezzo più basso!
Infatti, l'aggiudicazione è avvenuta con uno sconto del 100%. Si, centopercento!



rec 120 L'EDITORIALE

DALLA PARTE DELLA SOPRINTENDENZA

È nota quasi a tutti la polemica sorta riguardo all'autorizzazione rilasciata dal Soprintendente per installare temporaneamente un vagone ferroviario di fronte a Palazzo Madama in piazza Castello a Torino. Il vagone, che proviene dal Museo Ferroviario, fa da 'sentinella' alla mostra “I mondi di Primo Levi” simboleggiando i vagoni piombati della deportazione verso i lager nazisti. Ciò che ha fatto crescere una polemica assurda, ma ben enfatizzata dalla stampa nazionale, è che l'autorizzazione per l'installazione del vagone, inteso come richiamo simbolico e pubblicitario, è stata rilasciata dalla competente Soprintendenza per 'soli' 15 giorni perché ritenuta una "collocazione ingombrante, che risulta del tutto estranea alla piazza e interferisce con l'asse prospettico della città”. […]



rec 119 L'EDITORIALE

CINA

Nell’ambito di un nascente rapporto internazionale tra Facoltà di Architettura, sono stato invitato dall’Università di Roma tre a partecipare ad una serie di incontri di natura culturale e operativa sul restauro architettonico presso il College of Architecture & Urban Planning della Beijing University of Tecnology, oltre che ad una importante celebrazione per l’apertura di un centro per la conservazione.
Sono stati tre giorni di confronti e scambi di idee con docenti, visite a monumenti con i responsabili della tutela e discussioni con professionisti e studenti interessati a questo “sconosciuto” mondo di chi non costruisce il nuovo ma riusa il vecchio. C’è molto interesse per il nostro settore e c’è consapevolezza che, per operare con qualità e cultura, oggi non si può continuare acriticamente a percorrere le strade che la tradizione del rifacimento traccia inalterate da sempre ma è necessario confrontarsi con le esperienze più avanzate e culturalmente più strutturate, che l’Italia sicuramente possiede. […]



rec 118 L'EDITORIALE

AL CENTO PER CENTO UN CITTADINO AMERICANO

Tutti noi abbiamo studiato la storia dell'architettura e dell'arte sui sacri testi, abbiamo approfondito epoche, autori, argomenti e linguaggi, secondo i nostri interessi e le nostre finalità; ci siamo formati su una letteratura che evidenziava e descriveva forme, stili, ordini e apparati figurativi. Le rappresentazioni dell’architettura erano in questi casi fotografie o disegni che coglievano gli aspetti visibili dell’immagine architettonica e, quindi, il principale dato erano le superfici. Se ci si pensa, quelle che abbiamo studiato e letto per anni sono descrizioni raffinate, erudite e di altissima cultura ma limitate, quasi sempre limitate alle forme e agli stili, ai chiaroscuri, ai linguaggi figurativi e alla poetica dell'immagine dell'architettura trascurando sempre e costantemente un dato: la fisicità e la matericità dell’architettura.In queste storie descrittive si privilegiavano i 'valori' colti dallo sguardo, ossia il visibile, l'apparire, in pratica ciò che lo sguardo del critico rilevava. Come notava Giuseppe Rocchi parecchi anni fa, in tutte le storie dell’architettura mancano le informazioni relative ai materiali.



rec 117 L'EDITORIALE

PALAZZO CITTERIO

Cronaca di una gestione scellerata

Alza il sipario Caterina Bon su quasi mezzo secolo di misteri e di incomprensibile immobilismo che ha coinvolto il cuore artistico di Milano e che negli anni è stata chiamata 'Grande Brera', 'Brera 2', 'Brera in Brera' e 'Sistema Brera'.
Uscito quest'anno per i tipi di Skira, “Il caso Palazzo Citterio” è un lavoro ordinato di ricerca e di informazione che non solo spiega dei fatti che hanno dell'incredibile, non solo sintetizza 40 e passa faldoni d'archivio ma, soprattutto, traccia il quadro culturale, sociale e politico di Milano tra gli anni ‘70 e il 2010, che ha visto accavallarsi tre generazioni di ministri, di soprintendenti, di storici dell'arte, di critici, di personalità della cultura e di architetti, intenti, chi più chi meno, ad ampliare la Galleria Nazionale di Brera nel vicino Palazzo Citterio.



rec 116 L'EDITORIALE

Progettare di domenica

Ritengo di essere stato fortunato ad aver avuto il Professor Salvatore Boscarino come maestro e come guida in molti momenti della mia vita. E’ stato un maestro sia dal punto di vista umano e morale, sia da quello professionale relativo al restauro che, come lui sottolineava spesso, dev’essere un tutt’uno con quello dell’insegnamento universitario e della ricerca.
Con alcuni colleghi, che sono poi cari amici, conserviamo gelosamente i suoi insegnamenti e tentiamo quotidianamente, tra mille difficoltà, di trasmetterli in ambito universitario alle nuove generazioni oppure di concretizzarli in azioni operative nei nostri progetti e cantieri.



rec 115 L'EDITORIALE

Paesaggi a NordOvest e a Nordest

Nell’ambito delle attività culturali che si sono svolte a Torino in Piazza Carignano, in contemporanea con il Salone Internazionale del Libro, l’infaticabile De Lettera ha dato vita ad una serie di riflessioni e approfondimenti sul paesaggio e, in particolare, sulla compatibilità tra conservazione e valorizzazione, nonché sulle caratteristiche e sui limiti dell’una e dell’altra. E’ un argomento assai di moda in quasi tutti gli ambienti e latitudini, a proposito del quale tutti parlano e appunto … parlano.
Certo è giusto parlarne, è fondamentale argomentare, confrontarsi e riflettere, ed è sicuramente una maturazione anche la sola presa di coscienza. Anche solo assistere a un dibattito e non intervenire costituisce un arricchimento e una crescita intellettuale. Ma in questo settore (come nel restauro d'altronde) l’analisi la fa da padrona mentre la sintesi operativa, ossia le proposte concrete e le realizzazioni pratiche, sono purtroppo ancora poche, pochissime quelle esemplari.



rec 114 L'EDITORIALE

VENEZIA, VERGOGNA!

L’avevamo detto e scritto 13 anni fa (diciamo trediciannifa ...) che far coincidere finanziatore, progettista, esecutore, collaudatore e controllore all’interno di una figura unica è eticamente immorale!
Ma l’etica, l’onestà, la correttezza, sembrano valori svaniti e privi di riferimento nel mondo attuale e quando se ne accenna si viene intesi addirittura come astratti idealisti, come persone ... che non sanno come funziona il mondo....
I recenti fatti accaduti generano un profondo senso di sconforto e di vergogna in tutti; ci vergognamo noi veneziani, ci vergognamo noi italiani ad essere rappresentati, ancora una volta, da questa indegna classe politica.
Di seguito alcuni stralci tratti da editoriali che ci avevano “consigliato” di non pubblicare e che, purtroppo, sono più che mai attuali.



rec 113 L'EDITORIALE

I Banchieri e i “consigli”

al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo

Il Giornale dell’Arte di aprile gli dedica addirittura la prima pagina, e il fatto è significativo per diversi aspetti. Sotto forma di “consigli” al nuovo Ministro dei Beni Culturali l’autore avanza una serie così concentrata di banalità populiste, di giudizi superficiali, di devastanti proposte e di valutazioni arroganti sull’operato delle Soprintendenze che merita riportarne alcune parti per capire (semmai ce ne fosse ancora bisogno) l’influenza e il peso delle Fondazioni Bancarie, e quindi delle Banche, anche sul Ministero che ci riguarda da vicino.



rec 112 L'EDITORIALE

Sul cantiere della Cà Brutta

Recentemente ero dal mio “caro” (sic) dentista in quel tipico stato di impotenza quando quattro mani si avvicendano in bocca nel tentativo di “restaurare” un dente “degradato”. Cercando di astrarmi dalla poco piacevole situazione pensavo alle affinità e ai distinguo tra il nostro e quel tipo di “restauro” …. solo questione di metri quadri e di micron? Ossia, metodo progettuale e tecniche d’intervento si equivalgono con una semplice distinzione di  scala? In fondo l’una, quella del restauro architettonico, interviene sugli archi monumentali e sulle fondazioni e l’altra sull’arco dentale e sulle radici … possono esserci forti analogie.



rec 111 L'EDITORIALE

ACCOGLIENZA_INTELLIGENZA

Unica via per il riuso del patrimonio

Accoglienza e intelligenza sono i fari per la valorizzazione compatibile dei nostri beni architettonici e ambientali, sono le luci che illuminano la strada per riusare i nostri monumenti, i siti minori, i borghi storici, le nostre eccellenze eno-gastro-paesaggistiche. Però se non si hanno competenze, capacità, cultura unite a creatività specifica del settore le lampadine non si accendono e ci si perde in un labirinto: le soluzioni non arrivano, il quadro si complica progressivamente, non si ricava reddito, i beni deperiscono e non trovano la possibilità di diventare motore dello sviluppo. La politica italiana degli ultimi trent’anni a livello centrale, regionale, provinciale e comunale ne è sconfortante quotidiana conferma da nord a sud della penisola. Paradossalmente il dato comune di tutti i governi è stato quello di penalizzare e rendere sempre più marginale il ruolo di questa cultura specialistica; ne consegue che nella maggior parte dei casi chi opera e chi dirige non sa far leva sui tasti giusti e ignora le procedure per trasformare in ricchezza il nostro patrimonio.



rec 110 L'EDITORIALE

LA MADRE DI TUTTE LE BUFALE

L'aggiornamento professionale

Ottemperando a quanto prescritto dall’art. 7 del D.P.R. 7 agosto 2012 n. 137, che ha il fine di “…garantire la qualità ed efficienza della prestazione professionale, nel migliore interesse dell’utente e della collettività, e per conseguire l’obiettivo dello sviluppo professionale…”, l’obbligo dell’aggiornamento professionale continuo è diventato realtà anche per gli architetti; cosi gli ordini professionali, in linea con quanto stabilito dalle Linee guida e di coordinamento attuative del Regolamento, stanno diligentemente mettendo a disposizione degli iscritti le loro offerte di formazione.
La legge in questione delega questa attività formativa al Consiglio Nazionale dell’Ordine (CNAPPC), che a sua volta ne demanda agli ordini territoriali l’organizzazione e la gestione; altre strutture possono però accreditarsi per formare i professionisti a condizione che dimostrino …“idoneo livello culturale” e “comprovata esperienza di formatori” … (?!?)



rec 109 L'EDITORIALE

FINE ANNO, SAGRA DELL'OVVIO

Con la fine dell’anno si sono rinnovati i programmi e i proclami di nuovi e vecchi politici, di uomini e donne delle istituzioni, su come salvare l’Italia, sulle ricette per uscire dalla crisi. E immancabilmente, la maggior parte è tornata a parlare, senza averne le competenze, sulla situazione dei nostri beni culturali e su come valorizzarli per ricavare reddito.
Pare si sia innescata una competizione a chi la spara più  grossa, tra chi sostiene che il maggior numero di beni culturali del mondo sia nel nostro Paese, che possediamo il 40, il 50, il 60 … per cento di quelli mondiali. Come hanno notato magistralmente Rizzo e Stella in quel libro agghiacciante che mette a fuoco la situazione dei beni culturali nel nostro Paese (“Vandali: l’assalto alle bellezze d’Italia”, Rizzoli, 2011), in questo campo il primato spetta all’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al turismo Michela Vittoria Brambilla. Nel portale in cinese con il logo “Ministero del Turismo”, infatti, lancia un messaggio al popolo dell’Impero di mezzo e sostiene non solo che “le grandi marche di moda sono italiane” e “tutti i tifosi del mondo seguono il campionato di serie A italiano” ma che l’Italia “possiede il 70% del patrimonio culturale mondiale”. Bum!”



rec 108 L'EDITORIALE

OLTRE LO SGUARDO

‘Antico e nuovo’ è il tema dei temi nel campo del restauro. E’ stata ed è la battaglia delle battaglie, il campo di confronto di eserciti di architetti, urbanisti, amministratori, docenti universitari, paesaggisti, componenti di commissioni, di associazioni pro e ‘contro’ la tutela. E’ ed è stato il mondo delle teorie e dei fatti concreti, nel quale da oltre duecento anni gli uni hanno cercato di prevalere sugli altri, lasciando comunque un contributo che ha portato ad una crescita e ad un affinamento culturale di grande spessore.



rec 107 L'EDITORIALE

BUROCRAZIA ZERO

L'altro giorno ho telefonato all'ufficio tecnico di un piccolo comune di provincia per informarmi su una normale pratica edilizia, ma il telefono squillava a vuoto... “Normale” - ho pensato - e senza farci caso ho riagganciato. Poi le telefonate si sono sovrapposte come succede a tutti costantemente e altri problemi di lavoro si sono accavallati.
Dopo circa mezz'ora squilla il mio cellulare mettendo in evidenza un numero "sconosciuto". Rispondo quasi senza farci caso, non mascherando un leggero disappunto per chi non palesa il proprio numero e sento: "Pronto, buongiorno, é l'Ufficio Tecnico del Comune di Possagno, ho visto che lei ha chiamato poco fa ma ero fuori ufficio e mi scuso, posso esserle utile in qualcosa?".



rec 106 L'EDITORIALE

ARCHITETTI “STELLA” A VENEZIA

Dopo qualche periodo di silenzio dovuto al trasloco sul web, e quindi con qualche giustificato ritardo, merita riflettere sull’ormai conclusa (?) avventura (non a lieto fine) del progetto Koolaas per il Fondaco dei Tedeschi a Venezia che è scomparso improvvisamente dalla scena delle polemiche.
Oggi il progetto è approvato, il cantiere è iniziato e, dopo che sono state modificate (ma non diminuite) altane, terrazze, camminamenti aerei sul Canal Grande, scale mobili che trafiggono spazi cinquecenteschi, nuove costruzioni nel cortile centrale e libertà creative di vario genere; ora il tutto corrisponde per incanto alle normative e ai regolamenti. Tra qualche tempo potremo giudicare in diretta e sul “corpo” del monumento la qualità dei pensieri e delle opere, tra non molto il monumento sarà trasformato in modo irreversibile a centro commerciale...



rec 105 L'EDITORIALE

DALLA CARTA AL WEB

È un radicale ed epocale cambiamento quello in corso, dalla carta al web. Cambiare fa bene: impone di verificare convinzioni e orientamenti, obbliga a rivedere obiettivi e strategie, stimola al rinnovo nel modo di comunicare ed esporre, è l'occasione per allargare la squadra. La quantità di lavoro che la redazione sta svolgendo per attrezzarsi a questo cambiamento è immaginabile. Cambia semplicemente ... tutto!
È un cambiamento che arriva durante una crisi che nel nostro settore non ha pari negli ultimi secoli. In questo panorama desolante e drammatico emergono come unica via percorribile alcune delle convinzioni che ci hanno condotto da più di trent'anni nella professione, nella didattica e nella ricerca: basta al consumo di paesaggi, suoli e terreni, basta alla distruzione di monumenti in nome del progetto del nuovo. In Italia, a differenza che in Russia o in Australia, l'architettura è prevalentemente restauro, riuso, riconversione ... conservazione. Sono due culture e due mestieri diversi che necessitano di preparazione attenta e specialistica senza la quale si combinano guai. Nel restauro, nell’intervento sull’esistente in generale, non ci si può improvvisare ma per produrre qualità è necessario avere cultura, metodo e tecniche, temi che per l'appunto costituiscono l'ossatura portante e l'anima di rec. Tra questi grandi cambiamenti una cosa resta immutata e anima tutti noi da oltre vent'anni: è la passione con la quale affrontiamo i problemi del restauro e del riuso, cercando sempre di essere concreti e pragmatici.